Stati di grazia (romanzo)

Stati di grazia, il Saggiatore 2014,  pp. 309, 16 euro.

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UN ROMANZO DI RACCONTI
E il mio secondo libro di narrativa. La storia inizia in Sicilia nel 1954, prosegue in Argentina fino al 1976, seguita a Roma fino al 2006, e termina di nuovo in Sicilia. La raccolta è un elastico. L’elastico conduce esili. Ci si può sentire esuli nella propria città e nella famiglia che si abita. Soli, ossessionati. Ci si può sentire alieni nel proprio lavoro, poveri, schiavi dell’economia; e scegliere il viaggio, l’esilio economico. L’ultima moltitudine che lo intraprese tra l’Italia e l’Argentina s’incista tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta del Novecento. Ma l’elastico si muove, non mette radici. C’è ad esempio l’esilio politico. Vent’anni dopo, scoccato il golpe del ’76, inizia il dispatrio. Una nuova vita.

Il passato modifica anche me. Mi estenua e rivolta contro le domande che offro. Si ficca nel letto per graffiarmi i piedi e poi scappare come un cucciolo pieno di rughe, uno nato vecchio e mai cresciuto, la mummia bonsai. Poi trascorre sui volti delle persone presenti che ogni tanto, ricordando ad alta voce, danno fiato a ieri o alla versione di ieri mandata a memoria. Ma le storie che ho raccontato in questo libro, pur se ispirate a fatti reali, sono frutto della mia immaginazione. I personaggi: di fantasia. Ogni riferimento a persone realmente esistite: puramente casuale.

Cosa ne hanno scritto:
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«Orecchio è la dimostrazione che la nostra narrativa più carica di futuro non vive della invecchiatissima dialettica, tutta linguistica, tra infrazione e tradizione, ma è decisamente emigrata su un campo che è, soprattutto, gnoseologico» (Massimo Onofri, Avvenire) – «La narrazione è trascinante, i personaggi vividi, squadernati ma rispettati e mai giudicati. Poi c’è la lingua. Sontuosa, tesissima, mai sciatta: il corpo, non il vestito del pensiero» (Daniele Giglioli, La Lettura/Corriere della Sera)
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«Un libro eccezionale. Una prosa che coinvolge e stordisce» (Giuseppe Genna) — «Questo è un libro che ricerca la grazia, che ha il coraggio di avere una rotta, ed è scritto da una delle penne più interessanti lette in questi anni» (Fabio Donalisio, Blow Up.) — «Stati di grazia si pone al centro della narrativa italiana contemporanea con tutto il suo imprevedibile equilibrio danzante di parole e storie» (Doppiozero)
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«Davide Orecchio è uno scrittore profondamente tragico: egli mette delle singole vite “normali” al cospetto dei grandi drammi della Storia» (Andrea Tarabbia, L’Indice) — «La lin­gua è molto ela­bo­rata, frutto di un lavoro, di una ricerca let­te­ra­ria assai rari negli scrit­tori della gene­ra­zione di Orec­chio: sem­pre densa, ricca, piena di sim­boli, ma anche corporale, sen­so­riale, fatta di odori e sapori» (Angelo Ferracuti, Alias/il Manifesto)
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«Una lingua di straordinaria forza inventiva e poetica. Molti i personaggi (e i luoghi e le situazioni) che ti restano dentro» (Andrea Carraro, Il Messaggero) — «Davide Orecchio si rivela tra gli scrittori italiani più originali. (…) Una storia che chi legge deve comporre usando granelli di memoria e testimonianze sparsi nel romanzo» (Frederika Randall, Internazionale) — «Che Davide Orecchio fosse uno scrittore importante lo si era capito da subito» (Andrea Caterini, Succedeoggi.it)

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