
Finalista premio Bergamo 2022
Candidato al premio Strega 2022
Dal sito dell’editore:
“Chi siamo noi?”, ci chiediamo all’inizio di questo romanzo. “Noi siamo ignoranti. Noi siamo, in miliardi di pixel, gli eredi”, coloro che vivono ormai fuori della linearità storica, dove il solo modo per capire i nostri padri è studiare. Così, in principio c’è un padre bambino, appena nato e già pronto ad affrontare il Novecento perché è un “bambino diacronico”, “creatura della durata”. Grazie alle parole che ha scritto – perché i bambini diacronici hanno lasciato montagne di parole, con le loro grafie sghembe, i loro dattiloscritti, telegrammi, articoli, faldoni – possiamo seguirne i passi attraverso il secolo breve, che non lo è stato affatto per chi come lui lo ha vissuto in ogni suo palpito. L’educazione fascista, l’amore con Michela, l’Etiopia, il fronte greco-albanese; la consapevolezza, l’adesione al comunismo, la Resistenza; la militanza politica che assorbe ogni altra vocazione, anche quella di padre, di scrittore; il terrorismo, poi il destino del partito, le verità, la perdita di identità; la vecchiaia come un “brodo sugli occhi” attraverso cui cercare di credere ancora. Questa la sorte di Pietro Migliorisi, protagonista di Storia aperta ed eteronimo di tanti uomini e donne della sua generazione: Davide Orecchio li riporta in vita attraverso una vertiginosa tessitura delle proprie parole e di quelle (in larghissima parte inedite) lasciate dal padre Alfredo Orecchio, insieme ai testi di molti comprimari, di cui nella Nota finale è offerto un toccante catalogo. In queste pagine avviene una moderna nékyia, la rievocazione di coloro che vissero in un tempo altro, nel quale splendeva il sole dell’avvenire, e si compie l’impresa di un romanzo in cui la polvere di tante voci ne compone una sola. Davide Orecchio insegue il mistero di un padre sconosciuto, ne indaga le traiettorie possibili, si impone un ferreo rigore documentario ma al tempo stesso permette alla fantasia di colmare lacune, sognare destini. Nel silenzio del passato, nel buio dell’inchiostro, cerca la luce.
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Cosa ne hanno scritto
Un libro straordinario. Concepisce un’architettura narrativa ampia ed eccezionalmente sottile; articola e ritma una lunga ricognizione del Novecento, scandisce la storia politica italiana tra ascesa del fascismo, articolarsi del comunismo, successivi declini e metamorfosi di entrambe le ideologie. Attua tutto questo osservando Pietro Migliorisi, il suo padre/non padre, passo passo seguendone la contorta, prolifica esistenza.
Lisa Ginzburg, Il Foglio
Nessuno scrittore italiano della generazione dai cinquant’anni in giù ha avuto il coraggio mostrato da Davide Orecchio, capace in Storia aperta di reinventare la lingua con cui fare i conti con il XX secolo.
Simonetta Fiori, Il Venerdì / Repubblica
Orecchio si piega, sulle verità e sulle menzogne di suo padre, con pietas infinita perché infinitamente minuziosa. È solo attraverso questo cortocircuito morale che può realizzare il miracolo di una compiutamente narrativa anatomia del fascismo: la più sottile e lancinante analisi, cioè, di come fascisti si diventi, di come nel fascismo si cerchi una forza immaginaria e dunque immeritata, di come il fascismo lo si finisca per odiare in sé stessi e volontaristicamente, in sé appunto, lo si ‘uccida’ così cercando di depurarsene una volta per tutte. È davvero questa di Orecchio, allora, la Biografia di un Paese.
Andrea Cortellessa, Le parole e le cose
Una prosa impressionante. La matassa di contraddizioni di una vita lunga, alla prova di un secolo tutto fuorché breve. La commozione che suscita la semplice prova di un’esistenza infiltrata dalla Storia.
Paolo Di Paolo, L’Espresso
Una prosa densa, incantatrice, ricca di metafore, registri, doppi fondi borgesiani.
Helena Janeczek, TTL-La Stampa
Stanno scendendo in campo alcuni dei migliori scrittori italiani di oggi e tra di loro Davide Orecchio merita un posto di rilievo. Il suo romanzo è uno dei migliori di questa stagione.
Goffredo Fofi, Avvenire
Un libro in cui la storia, e che storia, è stata interamente trasfusa in letteratura. La consueta oltranza stilistica e compositiva di cui Orecchio dà prova è il correlativo perfetto dell’irraggiungibile, e straziante, conformismo del personaggio.
Daniele Giglioli, La Lettura-Corriere della Sera
L’unico suo autentico rigore è quello della fantasia e il solo impegno è un incessante lavorio sulla lingua. Dell’opera ciò che persuade è l’incredibile energia e creatività della scrittura che riesce a inventare un mondo con una propria autonomia, sgretolando una parola dopo l’altra il realismo apparente del dettato con un linguaggio sincopato, a tratti singhiozzante, ellittico, onirico, impressionista, in cui cozzano di continuo l’aulico e il prosaico.
Miguel Gotor, La Repubblica
Un ciclopico lavoro di scandaglio e riutilizzo di fonti … nella capacità di trattare ogni fonte come materiale, gestita da una mente progettuale che ha nel rigore e nell’autocontrollo il suo centro. Per quanto sia esteso, il romanzo non mostra cadute. Richiede sforzo, e lo ripaga.
Fabio Donalisio, Blow Up.
Una storia coinvolgente da cui è difficile staccarsi. E che lascia molto, a fine lettura. Un libro prezioso, da seguire con una certa attenzione, ripagante infine con una gratificazione che non tutti i testi riescono a dare.
Roberto Sturm, Pulp Libri
Un’opera magistrale.
Le Grande Continent