«Il mondo è una lotta senza fine tra una memoria e un’altra memoria che le si oppone» (Murakami Haruki).
È stata una contrannaturale digestione di vita. Succede secondo natura che si evacui lo scarto, la materia schifosa non nutriente. A me è capitato (di tentare) l’opposto. Ho incontrato gli sfridi e ho ipotizzato: posso aggiustarvi, pulirvi, rimettervi al mondo? Voglio digerirvi spiritualmente; disobbedire alla masticazione, allo stomaco, all’intestino. Voglio che rinasciate, rinascere assieme. Non credo in Dio, eppure vi pesco: memorie, aborti, libri bislacchi, brandelli, una ragazza ferita, un bambino che muore, un maestro che non insegna, una moglie che non ama, un’operaia emigrante poeta, un bracciante, la bellezza di una donna Quechua e di un monte in Sicilia, una miniera, una piantagione, un tipografo con l’inchiostro negli occhi, un elastico di viaggi tra Sicilia, Argentina e la mia città di nascita e vita – Roma.