«Ma all’improvviso… Nei racconti si trova spesso questo “all’improvviso”. Gli autori hanno ragione: la vita è così piena di cose inaspettate.»
(La morte dell’impiegato).
«Gli infelici sono egoisti, cattivi, ingiusti, crudeli e meno capaci degli sciocchi di comprendersi reciprocamente. L’infelicità non unisce, ma disunisce gli uomini, e perfino là dove parrebbe che gli uomini dovessero essere legati dalla identità del loro dolore, si commettono molte più ingiustizie e crudeltà che in mezzo a gente relativamente contenta.»
(Nemici).
«… Coracini, cavedini, avannotti, chiocciole, ranocchie, tritoni, grossi scarabei di fiume con le zampe spezzate vanno su e giù quell’angusta superficie arrampicandosi sulle carpe e scavalcando le ranocchie. Le rane si arrampicano sugli scarabei, i tritoni sulle rane. Creature piene di vitalità! Le tinche verde scuro, essendo i pesci più cari, godono di privilegi: vengono tenute in una vaschetta a parte, dove non è possibile nuotare, ma almeno non si sta tanto stretti…
“Pesce sopraffino, la carpa!”»
(A Mosca, in Piazza della Pompa).
«Quell’orrore ripugnante, a cui si pensa quando si parla della morte, era assente dalla camera. Nell’irrigidimento generale, nella posa della madre, nell’indifferenza del viso del dottore c’era qualcosa che attirava e commoveva, e precisamente quella delicata e quasi inafferrabile bellezza del dolore umano che non si arriverà tanto presto a comprendere e a descrivere e che soltanto la musica, a quanto pare, sa esprimere.»
(Nemici).
«Il suo cervello assonnato si rifiutava ai pensieri ordinari, si annebbiava, tratteneva unicamente le immagini fantastiche, favolose, che hanno questo di buono: nascono da sé nel cervello senza sforzo di chi pensa, e da sé (non c’è che da scrollare la testa) scompaiono senza traccia.»
(La steppa, storia di un viaggio).
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Dai Racconti, Garzanti 1983 (1975), traduzioni di Ettore Lo Gatto, Laura Celani, Cinzia Del Vecchio, Carla Muschio, Ercole Reggio, Marussia Shkirmantova, Serena Vitale.