Dialogo tra la ragazza antitesi e il gabbiano permutante

… e’ un processo di sguardi, di gesti, senza parole. Forse una nota. Una melodia. Il ruscello lo senti anche tu? Scalpiccia sul cuoio del mondo, fa i dispetti della creatura vitale ed è entrato qua dentro nel sogno di me che: sono morta, e vivo. L’acqua. Due pecore si dissetano. Due pecore dormono sull’erba e le feci. Una roccia. Un campo di torba. Il mare, il faro, gli scogli. Il gabbiano s’accosta e mi chiede:

«Tu voli? Ti piacciono i granchi? A me piace cavarli di sotto le rocce, spolparli. Li assedio dove finisce la terra, dove il mare inizia. Li pinzo e stano col becco. Quando mi sazio li baratto al villaggio con acciughe e code di rospo. Io sono un gabbiano permutante. Io sono libero, e tu?»

Io sono viva, muoio. La ragazza che pensa pensieri e sogna il suo sogno. Sullo staccio mi sfibro e separo dalla pelle la carne, dalle ossa il decubito. Voltami, voltati. Il gluteo si guasta ed esulcera in un pezzo di carne che anche tu compatisci, nel vederla viola così. Un poco ancora di sogno ti va, gabbiano?

«Se ti capita assaggia i miei granchi nell’esosfera dove ti porto, ti volo, dove la necrosi è illegittima. Sono rari, prelibati, non paguri qualsiasi. Un tempo infatti erano uomini. I miei granchi nascondono la carne del giacobino. Il reduce. Che si ripara. Dalla civiltà. Che lui odia. È il mio granchio rintanato nella coccia; che la marea ipnotizza, che le alghe solleticano, che la fratellanza non smuove più, che libertà ed eguaglianza non incantano come l’eco della grotta dove lui fa la tana. Impaurita dal bambino dalla madre e dal gioco, dalla corsa del cane, dagli spruzzi del cavallo che scalpita, dal pescatore con l’esca la fiocina e il sacco: la granseola giacobina s’è andata a nascondere sotto lo scoglio. Un tempo era tutta un complotto per il mondo sottosopra col fanatismo e la fede. Oggi è l’imbelle. Che non sfugge. Al gabbiano permutante che la scova, trasvola e baratta. Non c’è astuzia nel rivoluzionario sconfitto che per sopravvivere s’è fatto granchio e quindi muore spolpato. A te che sei l’antitesi interessa la storia?»

Io non sono più nulla. Mi disfo. Le pupille, le palpebre, le saracinesche, la gota, una lacrima, la saliva, il labbro, il vento, l’ascesa, l’esosfera, il gabbiano.

La pigmentazione

del

desaparecer.

Anche qui, con antefatto.