Ho ritrovato questo pezzo d’infanzia. Era il 2001. L’anno della falsa partenza per gli ebook. Con entusiasmo e candore intervistai un bel po’ di persone. Arrivai a scrivere che il bum sarebbe arrivato nel 2004. Però erano anche loro a dirlo, che il bum sarebbe arrivato nel 2004….
«Il futuro della lettura (maggio 2001)
Alla Fiera del libro di Torino è andato di scena l’e-book, il libro elettronico [non un granché, come inizio, D.O. 2014]. Il più importante appuntamento editoriale italiano, quello piemontese, è così servito da vetrina per la più significativa innovazione tecnologica dell’editoria contemporanea. Un convegno per tracciare lo scenario e indicare le prospettive, gli stand degli editori, i prodotti più recenti (gli e-book per i palmari): sono alcune delle voci di un indice, quello proposto al Lingotto, ancora del tutto pionieristico.
L’e-book è il futuro intangibile della lettura. Il supporto che ci permetterà di leggere libri senza sprecare carta. In teoria un affare per tutti: per gli editori, che risparmieranno sui costi di produzione; per i lettori, che economizzeranno spazi e spese. Nessuno resterà immune all’innovazione. Gli studenti si formeranno su testi didattici digitali; gli avvocati consulteranno codici, leggi e sentenze su lettori portatili più sottili di una sogliola; ci porteremo in giro, stoccate in pochi etti di hardware, intere biblioteche da consultare dovunque ci prenderà lo sfizio. Smetteremo di disboscare le foreste per ricavare carta dal legno e snatureremo l’essenza plurimillenaria del Libro, o meglio la sostituiremo con una nuova natura digitale [qui la sicumera è tra il profetico e il comico, D.O. 2014].
Il boom nel 2004
Un nuovo formato di lettura e scrittura digitale; questo si intende per e-book. Un formato che si potrà leggere su dispositivi hardware leggeri e tascabili (gli e-book reader). Questo scenario tecnologico in gran parte esiste già, ma in Italia si realizzerà appieno solo in prospettiva. L’anno decisivo per il boom del libro elettronico, in Italia, dovrebbe essere il 2004 [c’è voluto qualche anno in più, D.O. 2014]. Per quella data un prodotto per ora avanguardistico (se non addirittura prototipico) potrebbe diventare d’uso comune. Ma al momento l’editoria digitale italiana è un fenomeno di nicchia racchiuso in un mercato editoriale nostrano già abbondantemente claustrofobico.
Negli Usa i primi libri elettronici hanno iniziato a circolare due anni fa. In Italia gli editori si sono mossi solo all’inizio di quest’anno, ma bisognerà aspettare ancora un paio di mesi prima che da noi sia commercializzato un modello di lettore digitale. Dunque, per il momento, chi vorrà leggere un e-book dovrà ricorrere al normale computer (pc, portatile o palmare). E sarà così ancora per un po’. Per quanto riguarda il mercato italiano, l’editoria digitale è in una fase talmente neonatale che nessun addetto del settore o analista potrebbe fare una previsione seria. Si va avanti per tentativi, per sondaggi, con un solo obiettivo: smascherare gli utenti potenziali (per categoria, professione, interessi ecc.) e rivolgere loro un’offerta articolata.
Ma se ancora è ignoto quanto tempo occorrerà perché questa trasformazione si realizzi fino in fondo, è indubbio che l’e-book rappresenta l’avvenire dell’editoria. Negli Stati Uniti – che, come detto, sono un po’ più avanti rispetto all’Europa – si fanno già delle stime. Forrester Research, ad esempio, ha calcolato che entro i prossimi cinque anni il mercato del libro elettronico arriverà a 7,8 miliardi di dollari, ossia al 17 per cento di quanto fattura complessivamente l’editoria americana. L’elemento trainante dell’offerta digitale non sarà tanto la letteratura di intrattenimento quanto l’editoria scolastica e quella professionale, la manualistica e i cosiddetti strumenti di lavoro. Questo per un semplice motivo: come avverte Forrester Research, di quei 7,8 miliardi di dollari soltanto 251 milioni saranno spesi per comprare hardware e-book. In altri termini, per diversi anni il libro elettronico sarà consumato sul computer, con una conseguente penalizzazione della lettura per svago (leggere Guerra e pace seduti davanti a un monitor non è proprio il massimo) a favore di soluzioni per la formazione e per le professioni.
Questo avverrà per diversi motivi. I dispositivi resteranno a lungo piuttosto cari (costeranno da un milione di lire fino a quasi tre milioni) e, soprattutto, non garantiranno subito una risoluzione ottica paragonabile a quella della carta [Un milione di lire? Nessuno poteva immaginare l’arrivo di Amazon… D.O. 2014].
Il primo e-book reader italiano
Lo storico francese Roger Chartier, intervistato da Corrado Augias su Repubblica in occasione dell’ultima Fiera del libro a Francoforte, ha dichiarato: “Il testo elettronico non sarà più legato a un oggetto specializzato, si tratti di computer o di libro elettronico. I testi varcheranno lo spazio e raggiungeranno il lettore su una qualunque superficie adatta: il muro della stanza dove ci troviamo o la manica della mia giacca. La biblioteca del futuro non avrà muri né, almeno in linea teorica, mancanze, il sogno della biblioteca di Alessandria diventerà in questo modo accessibile” [Questo è bellissimo tuttora, D.O. 2014].
Se questo sarà il nostro modo di leggere tra venti, trent’anni, per il momento dovremo accontentarci di piattaforme meno evolute (o semplificate), di dispositivi quali il normale computer o il più “dedicato” libro elettronico. Quest’ultimo è un lettore portatile fornito di uno schermo ad alta risoluzione; ha le dimensioni di un computer palmare o di un’agenda e può tenere in memoria centinaia di file: quei libri in formato elettronico che avremo scaricato dalla rete e che potremo leggere, sottolineare ed evidenziare, ma non stampare (per non violare il diritto d’autore).
In Italia il primo esemplare di e-book arriverà nei negozi a giugno di quest’anno. Myfriend, prodotto dalla Ipm (un’azienda campana) costerà intorno ai due milioni di lire e funzionerà con la piattaforma Microsoft Reader (.lit). Ma questo formato, elaborato appunto dalla compagnia di Bill Gates, non è l’unico. C’è infatti una casa antagonista, la Adobe, che, sfruttando il fomato .pdf, diffuso universalmente sui computer, ha creato una propria piattaforma e-book. Esiste poi anche una terza piattaforma (.rb), prodotta dalla Gemstar. Ne conseguono degli evidenti problemi di compatibilità tra le diverse piattaforme, problemi che potrebbero essere risolti dalla diffusione dello standard OpeneBook, basato sull’Extensible markup language (Xml), che tuttavia incontra ancora difficoltà a causa della protezione dei diritti d’autore [direi che tutte queste iniziative non hanno avuto seguito, D.O. 2014].
Cosa fanno gli editori in Italia
Siamo tornati all’epoca dei pionieri, alla frontiera da conquistare. Gli editori italiani lo sanno e agiscono di conseguenza. Si lanciano nell’avventura digitale senza seguire, per così dire, degli standard di comportamento, ma ciascuno tracciando la propria strada. Finché tutte queste strade non comporranno una mappa omogenea. Solo il tempo, poi, potrà testimoniare del successo (o dell’insuccesso) del’e-book nel mercato italiano del libro, che comunque, con un valore complessivo stimato intorno ai 6.600 miliardi, non offre ampi margini di affermazione per i nuovi prodotti.
Il primo ad avere varcato la soglia è Fazi. Dal 18 gennaio scorso l’editore romano ha arricchito il suo sito con un’offerta di e-book, in tutto 11, da scaricare. Sono testi di letteratura e saggistica già editi in formato cartaceo, più tre inediti che per ora non sono stati stampati. La piattaforma di lettura è quella di Microsoft Reader e per il momento i libri si possono scaricare gratuitamente. Dalla data di partenza fino a oggi – informa Vincenzo Ostuni, uno dei responsabili del progetto e-book in Fazi – sono stati effettuati 2.500 download, con un insospettato equilibrio tra i testi noti e gli inediti. Ma, perché i libri elettronici si affermino durevolmente e al di là di un exploit stagionale, occorre la concomitanza di diversi fattori. “Innanzitutto – spiega Ostuni – il prezzo dei reader non dev’essere troppo alto; in secondo luogo i dispositivi devono garantire l’affidabilità tecnica e la godibilità della lettura”. Ma è anche sui contenuti che si gioca la scommessa del libro elettronico. O meglio, come chiarisce ancora Ostuni, sul target cui rivolgersi: “La letteratura può servire per lanciare l’e-book, ma almeno nel breve periodo, finché l’editoria digitale non si sarà diffusa ampiamente, il nostro pubblico potenziale sarà composto dagli acquirenti “forti” di tecnologia: da manager, politici, professionisti. E l’offerta dovrà tenere conto della domanda, privilegiando, probabilmente, la manualistica, la saggistica e gli strumenti di lavoro”.
Un punto di vista col quale concordano anche in Mondadori. “Per il momento la letteratura di intrattenimento può fare da traino – sostiene Lorenzo Garavaldi – responsabile marketing online della casa editrice milanese -, ma il futuro prossimo è destinato alla manualistica e ai testi professionali”. Dalla metà di febbraio Mondadori ha integrato il proprio catalogo con i libri elettronici. Si è trattato, come si suol dire, di un lancio in grande stile, con un fine settimana tutto dedicato agli e-book in cui migliaia di naviganti si sono collegati al sito dell’editore e hanno scaricato, in soli due giorni, circa 30 mila testi. I libri elettronici di Mondadori non sono gratuiti, ma costano comunque meno dei loro cugini cartacei. Tuttavia dare un prezzo agli e-book non è semplice: “Manca un sistema normativo – spiega Garavaldi -. Mentre l’Iva sul libro tradizionale è del 4 per cento, per l’editoria elettronica ancora non sono state fissate le regole e quindi dobbiamo applicare l’Iva del 20 per cento, con ovvie conseguenze sui prezzi al consumo”.»