«Almeno due cose in cui ho creduto lungo il mio cammino e continuo a credere, vorrei segnare qui. Una è la passione per una cultura globale, il rifiuto della incomunicabilità specialistica per tener viva un’immagine di cultura come un tratto unitario, di cui fa parte ogni aspetto del conoscere e del fare, e in cui i vari discorsi d’ogni specifica ricerca e produzione fanno parte di quel discorso generale che è la storia degli uomini, quale dobbiamo riuscire a padroneggiare e sviluppare in senso finalmente umano.
(E la letteratura dovrebbe appunto stare in mezzo ai linguaggi diversi e tener viva la comunicazione tra di essi.)
Un’altra mia passione è quella per una lotta politica e una cultura (e letteratura) come formazione di una nuova classe dirigente. (O classe tout court, se classe è solo quella che ha coscienza di classe, come in Marx.) Ho sempre lavorato e lavoro con questo in mente: vedere prender forma la classe dirigente nuova, e contribuire a dare ad essa un segno, un’impronta».
Italo Calvino, in AA.VV., La generazione degli anni difficili, Laterza 1962, pp. 86-87.
Immagine di copertina: da Wikipedia, Oslo 7 aprile 1961, «Dagbladets», fotografo: Johan Brun.