Sergio Pitol è morto, leggete Sergio Pitol

Sergio Pitol è morto.

Aveva 85 anni.

Era un maestro.

Lo fu per più generazioni di autori ispano-americani. In Italia aveva un seguito di estimatori non sempre ricambiato dall’attenzione di case editrici e grande pubblico. Diciamo che, fino a pochi anni fa, una minima parte della sua opera era stata tradotta e pubblicata.  Poi qualcosa è cambiato.

Nel 2014 Sur ha pubblicato La divina.

Gran Vía, invece, ha dato alle stampe La sfilata dell’amore (2015) e La pantera e altri racconti (2018).

Adesso che Pitol non c’è più, l’unico omaggio che possiamo rendergli è continuare a leggerlo e ad apprezzarlo. E’ la fortuna dei grandi scrittori.

Chi non conosce le prose di questo autore messicano, corre il rischio di innamorarsene. Chi già le conosce, potrà continuare a frequentarle e a trarne beneficio.

Si potrebbe cominciare proprio dalla raccolta qui sopra, l’ultima arrivata nella nostra lingua (nella traduzione di Stefania Marinoni). Vi si incontrano tutti i temi del repertorio magistrale di Pitol nella misura breve. Su Osservatorio Cattedrale si può leggere uno dei racconti contenuti nell’antologia: Victorio Ferri racconta una storia.

Pitol è stato, tra l’altro, uno scrittore viaggiatore, un autore di racconti di viaggio indimenticabili. Io l’ho scoperto proprio grazie a El viaje, libro che trovai a Città del Messico nel 2006, alla libreria Gandhi, che acquistai senza conoscere nulla dell’autore, e che poi mi accompagnò nel mio stesso viaggio, e che mi ha accompagnato anche in seguito.

Come scrivevo in un piccolo post di omaggio qualche anno fa, «è il racconto lungo (140 pagine) di un breve viaggio (due settimane, primavera del 1986) nel disgelo sovietico compiuto dall’ambasciatore messicano in Cecoslovacchia Sergio Pitol in una Mosca indolente e rassegnata, abitata da burocrati che sbiadiscono – poco più che ombre -, da scrittori afoni, dai fantasmi di Čechov e Marina Cvetaeva, e poi giù fino alle terre di georgiani folli ed esuberanti. Un diario di viaggio [con tappa anche a Leningrado] che sfocia nel saggio letterario e poi esplode nella finzione. Un esempio di virtuosismo che i lettori italiani meriterebbero di leggere. Insieme a molto altro firmato “Pitol”».

Poi la frequentazione con l’opera di Pitol è proseguita. E proseguirà anche in futuro, di rilettura in rilettura.