Le Altre

Due sindacati italiani, lo Spi Cgil (pensionati) e la Filcams (servizi) il 3 aprile 2020 hanno lanciato una campagna per badanti, colf, babysitter: chiedono che anche queste lavoratrici siano incluse nel perimetro delle tutele elaborate dal governo coi suoi decreti, e dalle Regioni e dai Comuni. Stiamo parlando del dovere di proteggere la salute e il reddito di centinaia di migliaia di persone, l’88% donne, danneggiate dal lockdown e dalla pandemia Covid-19. Quindi, per dirla semplice: servono mascherine, soldi, ed emersione dal nero. Da Rassegna, dove ho scritto un pezzo al riguardo, riprendo quello che mi hanno raccontato due di loro, Mayda e Munara.

Mayda è cubana. Da circa trent’anni vive in Italia, a Roma. Ha la cittadinanza italiana. Per anni si è occupata delle case degli italiani e dei loro nonni, accudendo gli spazi e gli oggetti, curando le persone. “Sono sempre stata precaria”. Ma coi contributi era in regola. Adesso la quarantena sua personale e collettiva dovuta al Covid-19 la sta privando del lavoro e del reddito.

“Ho perso il lavoro a febbraio – racconta -, lavoravo come badante per una signora di 93 anni. Dodici ore per circa 300 euro a settimana. Ho chiesto subito l’assegno di disoccupazione ma, secondo lei, quanto riceverò? Dai conti che mi sono fatta dovrei avere 150, 170 euro. Se va bene. Ho visto una cifra simile accreditata sul mio conto corrente a marzo. Forse è già il mio assegno. Non lo so. Ma come ci pago l’affitto? Come ci faccio la spesa? Ora che anche mio marito è disoccupato?”.

“Anche mio marito è disoccupato. Lavorava in servizi di facchinaggio. Pure lui precario, come me. Licenziato, come me. A febbraio, come me. Ci è accaduto tutto simultaneamente. Ci facciamo forza e compagnia. Siamo qui, chiusi in una casa di cui non sappiamo come pagheremo l’affitto. Secondo lei quanto possiamo andare avanti in queste condizioni?”.

Altre preoccupazioni si aggiungono dai paesi di origine, dalle madri che Mayda e il suo compagno hanno a Cuba e in Venezuela:

“Sono disperate, non possiamo più mandare loro quei cinquanta, cento euro al mese che erano indispensabili per vivere”. 

Munara, 32 anni, kirghisa. Vive in Italia da dieci anni. A Napoli. Ha una figlia di due anni e mezzo.

“Sono ragazza madre – racconta -. A causa del Coronavirus ho perso metà del mio lavoro. Mi hanno detto: ‘Ci sentiamo quando finisce tutto’. Mi è rimasta l’altra metà: il lavoro al mattino, di quattro ore, presso una signora anziana disabile, sulla sedia a rotelle. Mi occupo di lei e del marito, faccio la spesa, cucino. Questa signora è fortunata perché a gennaio mi ha fatto il contratto, prima della quarantena. Senza un contratto regolare di lavoro non potrei uscire di casa tutti i giorni, mi farebbero la multa. Cerco di non prendere l’autobus perché ho paura. Quindi, a piedi, andata e ritorno sono quasi due ore di viaggio. Certo sto rischiando di prendere il virus, ci penso ogni giorno che esco. Ma cosa devo fare? Indosso guanti e una mascherina che mi sono cucita da sola, e quando torno a casa la lavo. Le mascherine chirurgiche non le ho trovate. Un giorno ho detto alla signora che non potevo andare, perché temevo di contagiare mia figlia, e lei si è messa a piangere: ‘Se non vieni, io come faccio?, chi mi aiuta?’”.

In Italia sono due milioni le persone impiegate in lavori di cura, e solo 860mila di loro sono in regola, iscritte agli elenchi dell’Inps. Il decreto Cura Italia di marzo non le include negli aiuti economici. Il prossimo decreto, atteso intorno a Pasqua, dovrebbe farlo. Ma nel governo e nella maggioranza ancora si discute il come. L’ipotesi più forte è quella di istituire un Reddito di emergenza che copra anche le categorie escluse, e quindi le badanti.

Scrive Valentina Conte su Repubblica:

Un pacchetto lavoro da 15 miliardi, incluso il Reddito di emergenza da 3 miliardi per 3 milioni di persone, poco più di 1 milione di famiglie, senza alcuna fonte di sostentamento. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) punta a rafforzare i sussidi ai lavoratori senza lavoro nel prossimo decreto Aprile, previsto per Pasqua o subito dopo, non oltre la metà del mese. E a parametrarli con il quoziente famigliare. Diversi i punti allo studio. Allungare la Cassa integrazione che ora copre solo 9 settimane. Prorogare l’indennità da 600 euro di marzo per gli autonomi anche in aprile e maggio, alzando l’importo a 800 euro. Istituire il Rem, un Reddito di emergenza o di ultima istanza per chi è senza lavoro e senza protezione: badanti, colf, babysitter, intermittenti, a termine, precari, ex disoccupati al termine della Naspi.

Spero che facciano in fretta. Queste persone, abituate loro ad aiutare gli anziani, devono essere aiutate subito.