Il sito del Telegraph pubblica i consigli di tre scrittori su come scrivere lettere d’amore. Ognuno di loro ha cinque regole auree. Comincia Alain de Botton:
1 Don’t let desire turn into neediness…
2 Don’t use words that feel like they have been used too often by others…
3 Don’t resort to new technology like Twitter…
4 Remember to be playful, teasing and funny…
5 … A good love letter should be embarrassing if it were discovered by an enemy….
Per i consigli di Hilary Mantel rimando all’articolo originale. Jeanette Winterson, invece, prescrive:
1 Write by hand. It’s a declaration, not a CV.
2 Write as though everything depends on this letter…
3 Write only a page, both sides…
4 Write extravagantly…
5 Write well…
Anch’io ho una regola sulle lettere d’amore. Ed è questa: MAI SCRIVERE LETTERE D’AMORE. Una lettera d’amore ha una sola conseguenza, non quella sperata nell’estenderla: prima o poi ci si pentirà di averla scritta. In genere, se la si invia, vuol dire che le cose non stanno andando bene. L’oggetto del nostro desiderio sfugge. Ci abbandona. Oppure non si lascia sedurre. Non accetta più, o ancora, il nostro amore. Ma non sarà grazie alla lettera che lo conquisteremo.
È proprio quando ci sentiamo perduti e disarmati, che decidiamo di scrivere la LETTERA D’AMORE. L’ultima scommessa. L’arma segreta. Innescata dall’infantile convinzione che la parola scritta possa convincere una fanciulla riottosa (oppure un fanciullo), cambiare il corso degli eventi, trasformare in vittoria la sconfitta.
Come se la parola scritta, e grondante passione, fosse una magia. Invece non è altro che una prova: l’inchiostro che ci inchioda alla nostra stupidità. Non abbiamo più alibi. È tutto sigillato, indelebile. Adesso sì che siamo indifesi e condannati. Il plotone d’esecuzione sta negli occhi della persona che non ci ama e che, dopo aver letto, ride di noi e ci giustizia. Si consideri che la condanna è eterna: ogni volta che rileggerà l’epistola, il nostro boia la eseguirà disprezzandoci.
Perciò in amore è meglio una muta, inespressa e dignitosa ritirata.