Il Corriere Nazionale su Città distrutte

Corriere Nazionale, 4 marzo 2012
Seia Montanelli, Le biografie infedeli di Davide Orecchio

È inevitabile pensare alle Vite di uomini non illustri di Pontiggia appena ci si accosta alla lettura di Città distrutte. Sei biografie infedeli, di Davide Orecchio per Gaffi Editore. E poi a Borges e Bolaño, che hanno magistralmente giocato con il limite fra realtà e finzione. Ma procedendo nella lettura ci si dimentica di padri nobili e augusti precedenti, Orecchio ha uno stile molto personale, una scrittura accurata, precisa, a tratti poetica che all’improvviso si impenna, rincorre la storia, porta il ritmo quasi all’acme, per rendere l’inafferrabilità dell’esistenza. Stupisce questo libro sia il suo esordio. I personaggi delle sei biografie infedeli, tutti raccontati sullo sfondo di grandi momenti storici, dal fascismo, alla dittatura argentina, alle lotte intestine tra partiti, sono così veri da poter essere solo inventati, ma quello che hanno vissuto è accaduto sicuramente ad altri e Orecchio si diverte a mescolare fonti vere con documenti falsi, a comprovare quanto scrive con relazioni ufficiali e dichiarazioni di testimoni, nel pieno svolgersi della fiction e solo dopo, alla fine di ogni testo, svela fonti e retroscena. Ma la verità non fa per la letteratura, non aggiunge nulla al diletto che si prova a leggere queste pagine, come qualsiasi altra pagina ben scritta o storia ben raccontata. Che la giovane argentina che sceglie di morire per salvare la sua compagna di cella si chiami davvero Éster o Rachele o Maria, non fa differenza. Quello che conta sapere è che Éster in realtà si arrende, il suo sacrificio è insieme coraggio e cedimento, volontà di mettere fine al suo dolore. E in tutti i personaggi del libro c’è un momento in cui decidono di cedere, un impercettibile desiderio di annientamento, e a chiunque, in qualsiasi tempo e in ogni luogo è accaduto di provarlo.

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