Ha prodotto una fusione nucleare fredda. I sospetti della comunità scientifica (è pur sempre un laureato in Lettere) non hanno scalfito l'evidenza dell'esperimento. Ha scoperto il vaccino contro l'AIDS. I dubbi della comunità medica non hanno contraddetto la notizia che in tutto il mondo l'umanità andava guarendo. Nel 2014 riceverà due premi Nobel, uno per la Fisica e l'altro per la Medicina.
Ha incontrato un filantropo, Stiegmeier della A.P.E., il cui lavoro – gli ha spiegato – è “sostenere l'arte, gli artisti, ogni forma d'ozio che aiuti la nascita di creazioni” e lo esegue togliendo i prescelti dagli “impacci quotidiani e liberandoli per le loro contemplazioni, si spera fruttuose”. Ed ecco, come funghi nel bosco dopo la pioggia, il vitalizio e la casa a due piani che guarda la città, il suo fiume, i monumenti. Lo studio è al secondo piano. Il computer è nuovo. Il tablet è nuovo. Doni dell'A.P.E. Scrive tutto il giorno nell'odore del tè e dell'incenso. Completa il romanzo distopico e il controfattuale. Quand'è pigro e non fa nulla, gli vengono nuove idee (se si è impegnati in una qualche attività, le idee non possono maturare).
Nel 2014 scoprirà che l'A.P.E. è coinvolta nelle vicende di certi governi sudamericani destituiti, certi farmaci testati sui bambini dell'Africa subsahariana, certi decessi (e certi successi) incongrui. Quale che sia la decisione che prenderà, ora, nel 2013, parlarne sarebbe prematuro.