È dal 2002 che ragiono su questo progetto. Ho ripreso un racconto da un mio libro con l’idea di ampliarlo in un romanzo. Ho sempre pensato che quel racconto dovesse crescere. Prima di essere un racconto, era già l’idea di uno sforzo più vasto.
Il 2016 l’ho passato tra archivi e biblioteche, salvo una pausa di qualche mese dovuta a un altro progetto.
La prima parte del 2017 ancora studiavo, quando ho deciso di smettere: basta libri e ricerche, avrebbero potuto durare per sempre, erano forse anche una scusa per non iniziare a scrivere.
Ho steso un indice, poi un indice ragionato e ho scoperto che mi attendono quasi trenta capitoli e, dal calendario che ho elaborato (assegnando tot giorni a ogni capitolo), pare che ne avrò per molto.
Eppure sono a buon punto, anche se non sembra.
A maggio ho iniziato a scrivere. I capitoli finiti sono già due e mezzo (il terzo è in corso d’opera).
Per questo libro (che non lo è ancora) non ho preso accordi, devo prima rendermi conto di cosa sarà. Magari non interesserà a nessuno. Non ha importanza: interessa a me farlo.
È l’architettura più complessa che abbia mai ipotizzato in quel sentiero tra fonti storiche e immaginazione sul quale mi muovo.
Il tempo e l’economia personale che vi sto investendo sono considerevoli. Ma farlo mi rende pieno, non dico felice; soddisfatto.
È soprattutto uno studio. È un’idea forte. Staremo a vedere.