Lettere a…

C’è chi scrive lettere ai morti e c’è chi non le scrive. Io le scrivo. Non arreca nient’altro che una sopportabile malinconia. Poi si torna a ridere davanti alla serie tv. Si pota la pianta. Si compra il tè nero. Si dorme fino alla settima ora, fino alla prossima lettera ai morti. Poi si compra il pane integrale per l’insalata. Si beve il caffè senza lo zucchero. Si sbuccia la mela. Si regola il conto col creditore. Fino alla prossima lettera ai morti. Che non ha bisogno di troppo sforzo. Non consuma l’inchiostro, non occupa i bytes. Non si salva su dropbox, non si invia con gmail. Ha giusto l’inconveniente della malinconia sopportabile, come una sera più fredda del solito, come un’estate più torrida. Fino alla prossima serie tv, al film, al concerto, al cui termine si scrive una lettera ai morti, che non controindica nulla ed è economicamente gratuita, spinge solo al di sotto, lievemente al di sotto di cosa, di quanto, non so, non si sa, un poco sotto la linea di cosa?, dell’acqua?, dell’aria?, non so, non è stato provato ma non c’è bisogno di farlo, in fondo è solo una lettera ai morti, fino alla prossima serie tv…

Particolare da Vasilij Surikov, Stenka Razin (1907), Museo Russo, San Pietroburgo