
Vincenzo Mazzaccaro su Stati di grazia:
«E’ da tempo che non rimanevo senza parole, senza trama, inebetito da tanta bellezza. Personalmente mi ha conciliato con la scrittura, mentre spesso ho una saturazione da libro appena uscito».
Uno scrittore

Vincenzo Mazzaccaro su Stati di grazia:
«E’ da tempo che non rimanevo senza parole, senza trama, inebetito da tanta bellezza. Personalmente mi ha conciliato con la scrittura, mentre spesso ho una saturazione da libro appena uscito».

«Davide Orecchio scrive in maniera splendida e unica, inventa e padroneggia un nuovo linguaggio, in cui le parole dondolano, giocano di sponda, rimbalzano. Un linguaggio che vede i verbi a volte ridotti all’osso, ma che non perde mai il ritmo. Un linguaggio che è il filo che lo scrittore ha tessuto per noi, annodando fatti reali alla pura, fantastica, finzione».
«… è un romanzo mondo che narra le storie di una decina di vittime in fuga, chi dalla Sicilia poverissima del dopoguerra, chi dalla dittatura argentina che tortura e uccide i suoi oppositori. Voci, vicende e punti di vista attraversano l’Atlantico, si incontrano, si intrecciano e si rispondono con grande virtuosismo architettonico. La narrazione è trascinante, i personaggi vividi, squadernati ma rispettati e mai giudicati. Poi c’è la lingua. Sontuosa, tesissima, mai sciatta: il corpo, non il vestito del pensiero».
Sono uscite due recensioni di Stati di grazia. La prima su Flanerí, la seconda su Scene Contemporanee.