Dal suo divano, sul quale è steso avvolto in una coperta, Alfa comincia il monologo che segue:
«Quando avevo nove anni pensavo che a venti sarei morto. Quando avevo vent’anni pensavo che non avrei superato i trenta, probabilmente su mia iniziativa. Compiuti i trent’anni, per mancanza di coraggio, ho iniziato a riflettere sul tempo. La filosofia di Löwith mi ha distratto. La diatriba sullo storicismo mi ha deconcentrato. Né l’una né l’altra, però, mi hanno impedito un giorno di arrivare a vedere che è la materia, che si decompone e basta.
Ogni cambiamento è organico. Ogni modifica è elementare. Il tempo non è altro che un garzone di bottega, il ragioniere dell’evoluzione, il calcolatore della dissoluzione. Ficchiamo ciò che avviene e avverrà in un calendario. Prendiamo decine di appuntamenti. Usiamo il tempo per organizzare la nostra agenda o per fingere di comprendere il passato. Come siamo limitati. E poi…»
Voce fuori campo:
Adesso basta. Alzati e vai in cucina. Prendi due uova. Rompile. Sbattile in una ciotola. Aggiungi un cucchiaino di sale, due cucchiai di latte, quanto basta di parmigiano grattugiato. Sbatti di nuovo. Metti una padella sul fuoco con un filo d’olio. Quando l’olio è caldo, versa le uova. Lascia che friggano un po’. Capovolgile. Lascia che friggano un altro poco. Spegni il fuoco e versa la frittata in un piatto. Mangiala. Con del pane ti piacerà di più.
