A Peter Handke: uno scambio tra il suo e il mio vero sentire

Caro Peter Handke, facciamo uno scambio.

Lei mi dà la Sua ora del vero sentire. Io Le do la mia, di ora del vero sentire. Le cedo il mio, ma d’ora in poi Suo, vero sentire il tanfo dei barbecue e delle cacche dei cani che il mio, ma d’ora in poi Suo, asfalto trasuda e diffonde. Le cedo l’eco dei televisori eiaculata dai balconi della mia città di nascita e vita, Roma. Le cedo il miles gloriosus, il coatto, il Palazzo, il gatto e la gattara, il vigile cafone, la mazzetta, il Ponentino, il borghese in terrazzo, le palazzine il palazzinaro e lo scempio, il Nuovo Sacher, la frittata del garagista notturno (nella mia, ma d’ora in poi Sua, ora del vero sentire), Le cedo il Suv e il TMax, Monte Mario, il giudice bricoleur, il celerino, la strada dove hanno trovato Aldo Moro, la strada dove hanno ammazzato Walter Rossi, la strada dove hanno ammazzato Giorgiana Masi, Le cedo la memoria di tutti i morti ammazzati di Roma da Matteotti a Pasolini, e le polveri sottili, gli alberi secchi di Castro Pretorio, i gabbiani della mondezza, il ghigno dei pariolini, la bio-strafottenza di Prati, tutte le botteghe, tutti i bottegai, la clinica dove è morta mia madre, l’ospedale dove è morto mio padre, l’angolo tra il muro e il termosifone dove è morta la gatta (nel mio, ma d’ora in poi Suo, vero sentire), il salto nell’iperspazio sul Muro Torto, l’ipocrisia delle piste ciclabili, Piazza San Giovanni prostituita a tutti i manifestanti, i cardinali gay che torturano i gay del mondo intero, l’incontinenza nello smercio di denaro immeritato. Le cedo la capitale mondiale del denaro immeritato.

In cambio voglio solo il Suo, ma d’ora in poi mio, vero sentire.

Ce sta’? Me faccia sape’.

4 pensieri riguardo “A Peter Handke: uno scambio tra il suo e il mio vero sentire

I commenti sono chiusi.