Studiavo per Storia aperta e iniziai a leggere la monografia di Nello Ajello su “Intellettuali e PCI”, un testo classico, importante e ancora attuale. Presi nota delle fonti che citava – soprattutto la memorialistica – per poi trovare e leggere anche quelle. Il tipico percorso di deduzione di una bibliografia. Quindi andai in biblioteca. Richiesi i primi volumi. Iniziai a leggerli. Erano sottolineati, annotati e commentati. I testi erano versati in un Fondo Ajello. Nello Ajello era morto da pochi anni. I libri che stavo leggendo erano appartenuti a lui, ed erano stati donati alla biblioteca. La stessa biblioteca che avevo scelto per leggere quei libri.
Mi convinsi che i tratti di matita, e i commenti, fossero di Nello Ajello. Non ne avevo la prova provata, ma mi pareva evidente.
Mentre leggevo “Intellettuali e PCI” mi ero detto (ad esempio): questo “Esame di coscienza di un comunista” di Fabrizio Onofri, citato da Ajello, me lo devo assolutamente procurare. E adesso lo avevo sul tavolo nella copia posseduta e studiata dall’autore in persona durante le sue ricerche in preparazione di “Intellettuali e PCI”. Fu come ritrovarsi dentro un’indagine involontaria sulla costituzione di un saggio. Ajello mi aveva fatto scoprire dei libri e ora li guardavo con i suoi occhi, e toccavo la stessa carta toccata da lui: la prima lettura, i primi passaggi sottolineati quando forse non sapeva neanche lui che libro avrebbe scritto, quando studiava e basta, assorbiva e rifletteva, esattamente come me, che non sapevo che libro avrei scritto, e leggevo, leggevo, leggevo. Ma ero intrappolato nella storia. A generazioni di distanza. Ancora lì, su quei testi, su quelle vite. Senza sapermene liberare. Le pagine d’inchiostro di Onofri (1949) e i commenti su lapis di Ajello (anni ’70?) entravano nei pixel delle mie foto su smartphone (2016).
Io poi ero in ritardo sul tempo, ero in ritardo su tutto. Quando, alle sette di sera, la biblioteca chiudeva e tornavo a casa, mi sembrava di avere sulle spalle un naufrago.
Mi correggo: questo poteva capitarmi “solo” in una biblioteca, non su Google Books.
Tag: Biblioteca di storia moderna e contemporanea
Biblioteche e homeless. Seattle, San Francisco, Roma
Le biblioteche americane provano a reinventarsi. A rischio di estinzione, con un volume di consultazioni librarie che si assottiglia, e la minaccia della cultura digitale che incombe, le library aprono le porte ai senza tetto (non le hanno mai chiuse, in effetti), ai disoccupati, agli immigrati. Diventano dei community center.
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