Chi frequenta la biblioteca sa ridurre tutto al silenzio il suo cellulare il suo computer la sua macchina fotografica convocata a salvare pagine senza fare clic ma studenti e studiosi non hanno il potere di far stare zitti gli stomaci. Il mio vicino siede apre il libro e il suo stomaco inizia a latrare. È insopportabile il latrato dello stomaco del mio vicino, si lamenta quella cavità viscerale con un tono così primordiale così avverso agli occhi dotti dello studioso. Uno immagina le mosse di quel gas del liquame nelle sacche di vuoto che lo studioso gesta ma uno disgustato lo tollera perché sa che tra poco succede anche a lui. Succede anche a me. Succede a tutti nella biblioteca per forza e per natura. Saltiamo il pasto ci allunghiamo nel tempo per concludere il libro ed ecco che gli stomaci latrano, vuoti, di tutte le età. C’è chi scaltrissimo adibisce il borborigmo del proprio stomaco alla suoneria del suo cellulare così che nessuno capisca se ha ricevuto un messaggio dall’amico dalla fidanzata oppure dalle sue viscere. Nel primo pomeriggio diciamo verso le 15 ma anche le 14.30 queste caverne orfane di bolo private del chilo intonano cori da branco e i volti candidi degli studiosi degli studenti diventano facce da poker.
(Immagine dalla home: una biblioteca di New York, NYPL Digital Collections)