Gmail non è un webclient di posta elettronica. Gmail è un romanzo epistolare postmoderno. Chi ha sviluppato le sue architetture cronologiche si autodenuncia come lettore di Foster Wallace o Choderlos de Laclos. Qualsiasi carteggio catalogato non per mittente o destinatario ma per oggetto, diventa presto un racconto. Carteggi condivisi per oggetto con più interlocutori che tu intenzionalmente separi – perché non vuoi che X sappia cosa dici a Y sull’oggetto Z, né che Y sappia cosa scrivi a X sul tema Z – Gmail li accorpa automaticamente in una lenzuolata digitale di suspense.
Nasce il racconto/oggetto Z, dentro il quale trovi tutto quello che hanno scritto X all’insaputa di Y, Y all’insaputa di X, e tu a X e Y. Lo stesso racconto Z si troverà sul Gmail di X e Y, e conterrà quanto tu hai scritto all’uno e all’altro in merito a Z senza sapere cos’hanno scritto X e Y tra di loro o a interlocutori diversi sempre riguardo alla faccenda Z.
Dunque Gmail non è semplicemente un webclient di posta elettronica, ma neppure esattamente un romanzo epistolare postmoderno. Gmail è il vero autore del romanzo epistolare nel quale tu, X e Y siete i personaggi/scriventi. Gmail è un autore epistolare dei nostri tempi, perché non sa cosa scriveranno i suoi personaggi ma assembla una storia senz’averla prevista. Gmail connette le parole dei suoi personaggi rivelando la malizia narratologica di chi conosce E. M. Forster e il suo imperativo (Only connect!). Gmail è un autore dei nostri tempi, perché è un software.