
Il 9 e 10 ottobre, tra le alture di Arcinazzo romano e Trevi nel Lazio (dove fu in parte scritto) si festeggia il quarantennale del più grande romanzo di mare del Novecento italiano: Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo. Al convegno organizzato da Tarcisio Tarquini (qui tutte le informazioni) partecipano studiosi, poeti, artisti, tra i quali Moshe Kahn, autore della prima traduzione del romanzo: uscita quest’anno in Germania per Fischer, 40 anni dopo l’esordio…
Immagino che sarà una festa. Una grande festa dove riascoltare l’eco dell’acqua e dell’animalone che sfiata e passa tra lo scill’e cariddi. Dove come in un’orgia di ritmo e parole nominare fere e femminote, e pellisquadre e femminotari, naviscuola porpose e uomini insoldatati e vermiditerra. Dove «nuotare un bel pezzo fra tenebre e trasparenze azzurrastre, andando e venendo in giro fra gli scogli sabbiosi (…) in un silenzio senza schiume». Nuotare «il nuotare del pesce che nuota nel verso del pelo marino».
Come spiega Raffaele Manica, che interverrà al convegno:
Horcynus Orca è l’ultima testimonianza sulla infinita ricchezza della lingua italiana
«Da un certo punto di vista, Horcynus Orca è l’ultima testimonianza sulla infinita ricchezza della lingua italiana, che se ne infischia della traducibilità. Ci sono libri in cui il dato della manipolazione linguistica è fondamentale e restano patrimonio solo della lingua nella quale sono scritti […]. La intraducibilità, per me, è un aspetto di forza, è il problema di D’Arrigo, di Gadda e, per andare nel campo della critica, di Contini la cui opera è difficilmente traducibile e tuttavia resta capitale per la riflessione critica. L’Horcynus Orca di D’Arrigo è un tesoro della lingua italiana, un luogo in cui l’italiano manifesta tutta la sua ricchezza. È un grande punto di resistenza che si manifesta con una grande capacità visionaria; è uno degli ultimi libri del Novecento dove questa potenza linguistica poggia sulla varietà e sulle presenze paradialettali».
Sarà anche una festa un po’ triste. Perché la grandezza di Horcynus Orca è, almeno in Italia, io credo, irripetibile (non è opera d’arte riproducibile): non solo nel risultato ma nello sforzo, nell’attesa, nel sostegno dell’editore. Quel testo come esperienza del mondo è davvero insuperabile. Il testo come esperienza del mondo è ancora possibile?
Il mio piccolo contributo al convegno sarà un racconto. Un pastiche antologico. La storia di un uomo che molti anni fa, pochi anni fa, fu horcynusorcizzato dal libro di Horcynus. La piccola storia di un calamitato (non nel senso della calamità, ma della calamita)
Rimando ancora al sito per materiali e informazioni: horcynusorca40.wix.com/convegno.