Tra pochi giorni, il 18 marzo, Sergio Pitol compie 80 anni e tutti già lo festeggiano. Fioccano gli articoli e gli omaggi al più colto ed erudito degli scrittori messicani viventi, traduttore di Conrad, Gombrowicz, Nabokov, Austen e James, tra i primi a sperimentare l’autofiction, autore di racconti perfetti, romanzi indimenticabili, biografie letterarie, diari di viaggio. Un creatore di generi e “maestro involontario”, come riconosce lo spagnolo Enrique Vila-Matas:
“Pitol mi ha aperto porte, mi ha mostrato sentieri della letteratura e gli devo quello che sono e ciò che non sono. Lo considero il mio maestro”.
L’altro giorno il blog di Vila-Matas si apriva così:
Pitol, Pitol, Pitol! Festeggiato da Elena Poniatowska e Margo Glantz. Padre di Roberto Bolaño, Juan Villoro, César Aira. Insignito del Premio Cervantes nel 2005 (il Nobel degli ispano-americani). Autore di molte opere:
Tiempo cercado (1959)
Infierno de todos (1965)
Los climas (1966)
No hay tal lugar (1967)
Infierno de todos (1971)
Los climas (1972)
El tañido de una flauta (1973)
Asimetría (1980)
Nocturno de Bujara (1981)
Cementerio de tordos (1982)
Juegos florales (1985)
El desfile del amor (1985)
Domar a la divina garza (1988)
Vals de Mefisto (1989)
La casa de la tribu (1989)
La vida conyugal (1991)
El arte de la fuga (1996)
La Casa de la Tribu (1996)
Todos los cuentos más uno (1998)
Soñar con la realidad (1998)
El viaje (2000)
Todo está en todas las cosas (2000)
De la realidad a la literatura (2002)
Obras reunidas II (2003)
Obras reunidas III (2004)
El mago de Viena (2005)
Trilogía de la memoria (2007)
Autobiografía soterrada (2011).
Wikilista cui aggiungo un gioiello: Adicción a los ingleses. Vida y obra de diez novelistas (2002), dove lo scrittore messicano ispanizza il proprio essere addicted agli anglosassoni regalandoci ritratti di Conrad, James, Dickens. Per alcuni El arte de la fuga (meticcio e archetipo del saggio e dell’autobiografia) ed El Viaje sono i suoi libri migliori. Altri preferiscono El mago de Viena oppure Vals de Mefisto. Affezionati lettori che frequentano, oltre alla spagnola, forse la lingua francese, forse la tedesca, forse l’inglese, ma non quella italiana, dove il vita e opere di Pitol si disidrata in questa prugna secca:
Due libri, se non sbaglio (e spero di essermi sbagliato). E se non c’erano Sellerio e Nottetempo, neanche quelli. Eppure Pitol è un classico, un autore importante, un grande scrittore. Ora mi chiedo: cos’aspettano la Nuova frontiera, Edizioni Sur, la stessa Nottetempo, Sellerio e tutti gli altri a portarlo in Italia? Coraggio amici! Si potrebbe cominciare proprio da El Viaje, che in questi mesi di euforia limonoviana saprebbe intercettare l’interesse del pubblico. È il racconto lungo (140 pagine) di un breve viaggio (due settimane, primavera del 1986) nel disgelo sovietico compiuto dall’ambasciatore messicano in Cecoslovacchia Sergio Pitol (la tradizione latinoamericana del diplomatico letterato, c’è anche questo nella vita del nostro eroe) in una Mosca indolente e rassegnata, abitata da burocrati che sbiadiscono – poco più che ombre -, da scrittori afoni, dai fantasmi di Čechov e Marina Cvetaeva, e poi giù fino alle terre di georgiani folli ed esuberanti. Un diario di viaggio che sfocia nel saggio letterario e poi esplode nella finzione. Un esempio di virtuosismo che i lettori italiani meriterebbero di leggere. Insieme a molto altro firmato “Pitol”.
Non lo so, a me sembra che in genere siamo pittosto trascurati nei confronti degli scrittori latinoamericani. Chissà perché. 🙂
Hai ragione. Ma ora le cose sono cambiate. Sono nate molte case editrici specializzate in letteratura di lingua spagnola. Per questo l’assenza di Pitol è più vistosa
Queste sono motivazioni per leggere un autore sconosciuto! Grassie