24 novembre 1948. Vittorio De Sica ringrazia mio padre Alfredo Orecchio (alias Pietro Migliorisi) per l’articolo su Ladri di biciclette uscito sul Messaggero. Seguirà un altro biglietto di ringraziamento nel 1949. Un messaggio che sembra trasmettere riconoscenza genuina. Ma stupirsi sarebbe anacronistico. Oggi De Sica e il suo film appartengono alla storia della cultura mondiale. In quell’autunno del ’48, invece, chissà quanti dubbi, quante paure e incertezze nel presentare un film così radicalmente diverso e innovativo. La recensione di mio padre – immagino – avrà contribuito ad alimentare la confidenza di De Sica nella sua arte e nel cammino intrapreso. All’epoca mio padre era un giovane critico del Messaggero, diretto da Mario Missiroli. Pochi anni dopo sarebbe entrato a Paese Sera. Queste vicende le conosco per via indiretta e frammentaria. Sono nato qualche decennio più tardi (figlio tardivo). Materiali come la lettera di De Sica stanno però emergendo da alcune scatole del passato, e mi consentono di apprendere e digitalizzare in un solo momento la vita di mio padre. Recupero il tempo perduto. In futuro, se ne avrò la forza, “esploderò” la biografia di Migliorisi, già pubblicata in Città distrutte, in un’opera più impegnativa che racconti una sola vita e molte vite in essa; anche grazie alle carte preziose che da oggi posso consultare, dono di mia sorella.
P.S., 4 ottobre 2021: il libro l'ho scritto, si intitola Storia aperta (Bompiani). Dell'ostinazione.
In questa piccola testimonianza c’è anche il cuore enorme di un’Italia della cultura assai diversa, che aveva tante paure, ma nonostante questo, osava! A questo punto, ci vuole l’articolo di tuo padre… 🙂
bisognerà cercarlo negli archivi del Messaggero, perché io purtroppo non ce l’ho 😦