Sull’Indice dei libri del mese di maggio 2014, Andrea Tarabbia recensisce Stati di grazia.
«Le sei “biografie infedeli” che componevano Città distrutte, il libro con cui Davide Orecchio aveva esordito due anni fa, avevano fatto capire che era nato in Italia uno scrittore dalla voce originale e potente: quella splendida raccolta di racconti era valsa a Orecchio qualche premio prestigioso (Mondello, SuperMondello e Volponi), il plauso pressoché unanime della critica e un senso d’attesa nei lettori per il prossimo libro. Sotto il magistero di Borges e W.G. Sebald, in Città distrutte si raccontavano le vite immaginate di sei personaggi messi di fronte ai grandi snodi della Storia del Novecento: erano storie di esili, povertà ed emigrazione che si intrecciavano con i momenti e i luoghi capitali del secolo breve come il fascismo, l’Unione Sovietica, l’Argentina dei desaparecidos. Basato su fonti d’archivio – e dunque figlio di un grande lavoro di documentazione – il libro letteralmente inventava delle vite paradigmatiche e le faceva raccontare da un autore che si fingeva il loro biografo. Questo bellissimo Stati di grazia, l’atteso secondo libro e in qualche modo la “prova del fuoco” per Davide Orecchio, ricalca in parte questo principio, anche se lo amplia e, nella forma, spesso lo stravolge…»
La recensione completa si può leggere sul sito di Andrea Tarabbia (che ringrazio, perché è bravissimo ed è una gioia leggerlo, sempre).