Noi siamo racconto

Anche senza scrivere noi siamo racconto. I nostri corpi sono racconto. I nostri sguardi sono racconto. Camminando noi raccontiamo. Le nostre risate sono racconto e quando non ridiamo e restiamo in silenzio, oppure piangiamo, noi raccontiamo.

Accoccolati nel sedile del treno, noi raccontiamo la stanchezza e l’attesa.

Fradici del mare Mediterraneo, coperti da lana in prestito, riscaldati da una tazza di caffè porta dall’uomo nell’uniforme, noi raccontiamo la morte, lo scampato pericolo, la speranza della disperazione; senza scrivere un rigo, senza aprire la bocca.

Abbiamo visto una lacrima perenne sulle guance dell’orfano, quello è il racconto dei genitori che ha perso. Abbiamo visto la vedova perdere il respiro, ansimare, massaggiarsi il ventre che la pugnala, l’abbiamo vista piegarsi – quello è il racconto dell’uomo che ha perso.

Abbiamo visto l’albero scortecciato: racconta il passaggio, un tempo, di formiche divoratrici. Le foglie del rampicante che diluiscono dal verde nella vinaccia raccontano l’alluvione indigesta alla terra. Senza un rigo, senza parole.

Vediamo la striatura curva degli pneumatici sulla statale: racconta la distrazione, l’ostacolo, i freni, ma non dice l’esito. Abbiamo visto impronte di zoccoli sull’erba calpestata, è stato come ascoltare il viaggio del mulo, la stanchezza e il suo raglio.

Abbiamo visto il cranio glabro di un uomo: racconta la cura. Abbiamo visto la sposa coi fiori, racconta l’amore.

Miliardi di gesti che sono segni raccontano, raccontano, raccontano. Senza pagine, senza parole. Senza parole. Senza parole. Quando verranno, e se verranno, le parole saranno la traduzione di questi racconti, che sono la vita.

Dedicato ad Alessandro Leogrande