Internazionale pubblica una bella recensione di Frederika Randall
a Mio padre a rivoluzione:
«Al suo terzo libro di “storia infedele” Davide Orecchio sorprende ancora con la sua inventiva stilistica e le sue preoccupazioni politiche e morali non futili. Cosa può significare la rivoluzione bolscevica per lui, figlio di un giornalista comunista, dopo lo stalinismo?
Il suo ritratto del mito sovietico, anche se basato su un’ampia ricerca bibliografica, è un insieme di cose realmente accadute e invenzioni poetiche, un interrogatorio immaginario ai partecipanti per capire se le cose sarebbero potute andare in un altro modo.
[…]
Se un narratore potesse essere la storia stessa, non fredda e distante ma calda e presente, a volte fantasiosa, sarebbe la voce narrante di questa riflessione originale sulla rivoluzione del 1917, eredità importante e disgrazia fatale».