Torta ripiena di frutta secca (Ivàn Gončarov, «Oblomov»)


Un’altra mattinata persa: non si è lavato, non ha steso il progetto, non ha scritto all’ispravnik né al governatore né al padrone di casa; non ha controllato i conti, non ha dato il denaro. Forse l’altro, pensa Oblomov, avrebbe fatto tutto questo: “L’altro, l’altro… Ma che cos’è questo altro?” L’altro non vive in vestaglia; e poi esce, si muove, conosce, vuole sapere, vuole vivere. Preso dal panico, Oblomov mormora “ma io non sono l’altro“. Rimane steso a letto, però sfiorato “dalla dolorosa percezione che in lui fosse racchiuso, come in una tomba, un principio buono e luminoso, ormai forse già morto, o giacente come l’oro… mentre da tempo si sarebbe dovuto coniare con quell’oro una moneta corrente”.

Poi Oblomov si addormenta e scivola nel sogno in cui compaiono le persone, i luoghi e gli avvenimenti di tanti anni prima. E lì, lui, Oblomov, ha sette anni. Abita nella casa della proprietà di Sosnovka. La njanja lo veste e gli prepara la colazione di panini, biscotti e panna. La madre lo chiama e lo accarezza. Il bambino cammina nel prato, nel cortile, nel giardino. Ma guai se si avvicina al burrone: quello è vietato.

A Sosnovka succedono tante cose. Si arrotano i coltelli per affettare la carne, si controlla il bestiame, si porta l’acqua, si passa in rassegna il guardaroba, si intrecciano merletti. Il padrone sorveglia il lavoro dei servi. La padrona si occupa del pranzo che è “la preoccupazione principale”. Sul pranzo, riunione plenaria ogni giorno. Ognuno propone una pietanza. La padrona deve accettare o respingere “a suo inappellabile giudizio”.

L’attenzione e il da fare per il pranzo aumentano nei giorni di festa, quando i pasti debbono essere lunghi e abbondanti. Allora viene preparato di tutto: vitello, tacchini, pollastrelli, oche, anitre, cacciagione. Kvas, marmellate, biscotti. Di là scorre sangue, di qua si impastano torte che dureranno fino al venerdì successivo.

Il bambino Oblomov di sette anni guarda e osserva tutto. “Egli sa che dopo una mattinata trascorsa in così utile attività arriva il mezzogiorno e poi l’ora del pranzo”.

Dopo il pranzo, l’intera comunità crolla nel sonno.


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AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

Torna in libreria Pranzi d’autore, grazie a minimum fax. Una nuova edizione delle ricette letterarie di Oretta Bongarzoni. Di Pranzi d’autore ho scritto così tanto, su questo sito, che non riesco ad aggiungere altro. Sono felice di avere trovato un editore che lo riproponesse. Voglio solo festeggiare.


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TORTA DI FRUTTA SECCA, Russia 1850

Ingredienti. 375 grammi di farina, 100 grammi di zucchero, lievito, un bicchiere di latte, sale, 3 uova, 100 grammi di burro, 100 grammi di uva passa, 150 grammi di noci e mandorle tritate, mezzo limone, zucchero a velo, panna montata.
→ Impastare la farina, il latte, lo zucchero, le uova, il sale, il succo di limone, l’uva passa e le noci , fino a ottenere un composto di consistenza simile a quella della pasta di pane.
→ Aggiungere il lievito, lavorare ancora la pasta e poi farla riposare per un’ora. Imburrare e infarinare uno stampo, coprire il fondo con uno strato di mandorle tritate.
→ Stendere la pasta fino a metà stampo e farla riposare fino a che avrà lievitato raggiungendo il bordo. Infornare a calore medio e cuocere per circa 40 minuti.
→ Sfornare, lasciare raffreddare e coprire con lo zucchero a velo. Tagliare la torta trasversalmente e farcirla con la panna montata. Conservare in frigo.

(Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 51-55. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)
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Sabato 13 giugno andrò a parlare dei Pranzi d’autore a Un Fiume di Storie, il festival organizzato, tra gli altri, da Filippo La Porta e Bruna Durante, che ringrazio moltissimo per l’invito. Per me non potrebbe esserci occasione migliore per raccontare (rendere, riprendere, restituirmi) mia madre a 20 anni esatti dalla sua morte. Parleremo di cibo, letteratura e malattia, per forza. Ma alla fine vincerà il cibo, ossia la vita, qui medicata dalla letteratura: credo che qualche ricetta del libro prenderà vita e pietanza, e che potremo mangiare.