Ho fatto una piccola visita (incompleta e parziale) ai luoghi di Roma nell’occupazione nazista e nella Resistenza. Non tutti i luoghi. Quelli che ho potuto raggiungere e fotografare (altre foto le ho ricevute da amici). Il mio Virgilio è stata questa guida: Anthony Majanlahti e Amedeo Osti Guerrazzi, Roma occupata 1943-1944, il Saggiatore 2010; insieme ad altri testi che citerò di volta in volta. La visita è divisa in 25 tappe. Una più dolorosa dell’altra. Una più necessaria dell’altra.
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La vita quotidiana in Germania sotto il nazismo
La vita quotidiana sotto il nazismo e durante la Seconda guerra mondiale. Un gruppo di storici pubblica un blog: Trug und Schein. Contenuto: il carteggio tra Roland e Hilde, due tedeschi, dal 1938 fino alla fine della guerra. Corredato da wiki, podcast, commenti. Interessante. Si possono anche ascoltare gli audio delle lettere.
Qui un esempio: 25 luglio 1938 – Hilde a Roland –

Una cosa su cui sto lavorando adesso
Uccidono il giovane Wagnitz. Walter dell’Hitlerjugend Wagnitz. Sul pallottoliere di Berlino: la polizia promette, a chi segnali il killer, cinquecento marchi. Sul pallottoliere di Berlino: sbarcano duecento – cinquanta – mila – disoccupati in più. Sulla scena palustre, brandeburghese, antisemita una donna apostrofa l’uomo del diario: «Io non parlo con gli ebrei». Nel teatro xenofobo di regole e binari un poliziotto acciuffa l’uomo del diario: “Come mai mi fermate? Perché sono americano? Perché sono giudeo?” Qualcuno ride tra la divisa e i mostrini. “Non hai il biglietto. Per questo ti fermiamo.” Qualcuno marcia tra il Lustgarten e il Duomo. E, questa sera, nello strudel di ferro, calcestruzzo e cristallo, nell’arena dello Sportpalast, di nuovo i nazisti, nuovamente Goebbels. Il testimone che si testimonia (l’uomo del diario) racconta «spalti gremiti» – così «siedo in alto» – «entra un gruppo vestito di nero» – entra il lutto e nella coreografia si fa avanti «la madre di Wagnitz» – e «tutti si alzano» – «offrono il saluto nazista». Poi tocca a Goebbels che ha la «voce potente» e «trema» e «si contorce». “La tregua è finita. Riprende la lotta. I socialdemocratici hanno tradito la Germania”, ringhia il gerarca cui basta una menzione di Hitler perché la platea si scuota e applauda mentre Goebbels promette: “Noi siamo come i romani. Che combatterono. Anno dopo anno. Finché non distrussero Cartagine”, e il ducetto si chiede e risponde: “Chi è il colpevole della morte di Wagnitz? Gli ebrei”, e la platea spruzza anatemi. Sugli ebrei. E l’uomo del diario prende nota.
Cose che possono capitare quando la tua classe dirigente non è all’altezza della situazione
Sabato 11 febbraio 1933. Martin Plettl, presidente del sindacato tessile tedesco e militante socialdemocratico, passeggia in una foresta che circonda Berlino assieme a un viaggiatore americano, che gli chiede:

– Ma se Hitler [già al governo in coalizione con Hugenberg, ndr] farà questa mossa, come reagirete? E se Hitler farà quest’altra mossa, come reagirete?
Plettl sorride ed è incomprensibilmente (per il suo interlocutore) calmo:
– Abbiamo valutato tutti gli scenari, ogni possibilità, e siamo preparati. In caso di emergenza, la grande macchina del sindacato saprà reagire prontamente. Entro un’ora l’intera organizzazione, in ogni parte della Germania, si metterà in movimento. Ma non si preoccupi, Hindenburg non consentirà mai una dittatura.
Conversazione realmente avvenuta a:
16 giorni dall’incendio del Reichstag,
17 giorni dalla sospensione delle libertà civili,
22 giorni dalle elezioni che daranno la maggioranza al Partito Nazista,
3 mesi e mezzo dalla distruzione del movimento sindacale tedesco,
3 mesi e mezzo dall’arresto di Plettl,
4 mesi e mezzo dallo scioglimento della SPD,
6 mesi e mezzo dalla proibizione di qualsiasi partito o associazione non nazista.
(Cose che possono capitare quando la tua classe dirigente non è all’altezza della situazione)
