L’ultima casa di Bertolt Brecht sta nel centro di Berlino, in una via il cui nome è Chausseestrasse e si pronuncia più o meno così: Sciossée schtrasse. Questa casa è anche un museo, ma Brecht – che l’abitò dal 1953 al 1956 insieme alla moglie, l’attrice Helene Weigel – forse non immaginava che sarebbe diventata un museo. O forse sì, visto che ogni gesto e azione dei Grandi è sempre in funzione del ricordo in eterno.
Sulle guide e su internet circolano voci fuorvianti, sul conto della Brecht-Haus. C’è chi descrive una “modesta dimora”. Non è che abbia torto, ma non racconta il resto. Non parla delle assi di legno calde e scricchiolanti sul pavimento. Non parla delle librerie su ogni parete. Delle piccole sedie, delle piccole poltrone. Delle finestre che affacciano su un giardino interno. Della macchina da scrivere Olivetti sullo scrittoio, donata a Brecht da Giorgio Strehler. Della serra curata da Helene.Dimenticano un aggettivo: è sì una dimora modesta, ma perfetta. E’ una dimora tanto perfetta che una persona che ama le case più dei parchi, delle strade, delle autostrade, degli oceani e delle montagne sarebbe capace di restarci dentro per sempre, cullandosi nell’odore dei libri, dondolandosi nel tepore del legno sotto ai piedi eccetera eccetera eccetera.L’ultima casa di Brecht, la sua casa perfetta, aveva il teatro del Berliner Ensemble giusto dietro l’angolo. Brecht scelse questa casa, Berlino Est e la Ddr. Accettò anche il premio Stalin nel 1955, a Mosca, ma pretese che a tradurre il suo discorso di ringraziamento fosse il poeta Boris Pasternak. Sarò il vostro fiore all’occhiello, coi miei petali e con le mie spine. Viveva ad Est ma pubblicava a Ovest, presso l’editore Suhrkamp. E – leggo dal necrologio dello Spiegeldell’agosto 1956 – “era più scomodo per i suoi amici che per i suoi nemici”.Nella camera da letto di Brecht c’è una branda a una piazza, quasi un giaciglio da hobbit in una stanza che era (che è) un loculo. Sul comodino c’è un libro di Henry Miller: Tropico del Cancro, o forse Tropico del Capricorno. La memoria non mi aiuta: uno dei due. L’aveva finito di leggere, il giorno che morì? Mori d’infarto il 14 agosto del 1956. Aveva 58 anni. Sempre lo Spiegel scrisse che la sua drammaturgia era all’altezza di Aristotele e Lessing.
La tomba di Brecht non è lontana da casa. Basta scendere le scale, svoltare a destra su Chausseestrasse e camminare pochi metri per arrivare al Dorotheenstädtischer Friedhof, il cimitero più famoso di Berlino, dove sono sepolti Hegel, Fichte, Schinkel e Heinrich Mann. Dove in un angolo riposano anche Brecht e la moglie. Ma non ci sono lapidi per Bertolt ed Helene: solo due Menhir, appoggiati a una parete di mattoncini rossi.

Non lontano da qui, salendo verso Prenzlauer Berg, di cimitero se ne incontra un altro: quello ebraico.
Sui viali del cimitero ebraico ci sono più foglie morte che atomi di ossigeno. E decine di lapidi svenute e accoccolate. Tra una di queste lapidi e un albero è nata una storia. Lei un giorno è caduta e l’albero l’ha sorretta per poi succhiarla dentro di sé. Adesso l’avvolge nella sua corteccia.
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LINK:
Literatur Forum im Brecht-Haus
Come arrivare alla casa di Brecht
International Brecht Society
Aprile 2009: la morte del figlio di Brecht
1956: Il necrologio dello Spiegel
Dorotheenstädtischer Friedhof
Cimitero ebraico di Prenzlauer Berg