Jambox, lo speaker qua sotto, è lungo 9 cm e pesa 400 grammi. Sembra uscito da un film di Kubrick. L’ho scoperto e acquistato sull’Apple Store durante gli sconti del Black Friday. Prima d’allora non ne avevo mai sentito parlare. Usato nel modo e nell’ambiente giusto, questo red brick può essere portentoso.
Suona i tuoi file musicali in Bluetooth, senza cavi. Per una recensione tecnica come si deve rimando a questo sito. Moi: lo uso in bagno. Chi non ama ascoltare un po’ di musica sotto la doccia o radendosi la barba? E’ una delle mie attività preferite, ma il lettore Cd anni 90 che tenevo ostinatamente sotto al lavandino iniziava a boicottarla. Ora che ho pensionato l’elefante, le cose vanno meglio.
Un altro posto dove Jambox fa il suo dovere è la camera da letto. Anche questa è un’abitudine che ho da sempre: ascoltare musica durante il riposo della controra. Addormentarmi col suono. Lasciare che per 30 o 60 minuti le canzoni influiscano sul mio inconscio. Ebbene, l’arrivo di Jambox ha sostituito le cuffie. Non so cosa accada nella psiche di uno che dorme ascoltando musica. Ma di certo qualcosa d’importante succede.
Naturalmente non tutta la musica è adatta. Per quanto mi riguarda, Animals e Wish You Were Here dei Pink Floyd sono album perfetti. Lo sono da sempre. In particolare il secondo. Dopo pochi minuti di Shine on… mi trovo già nell’Intermundia, trasportato da un tappeto pink, cullato da una chitarra acquosa. Riposare con musica è un’esperienza diversa dal semplice, ostinato, pervicace dormire. E’ come imbarcarsi su una nave che qualcun altro condurrà. Qualcuno del quale ti fidi al punto da chiudere gli occhi e sentire l’oceano senza guardarlo.
Altri dei quali mi fido in simili viaggi sono i Radiohead nelle loro performance più ambientali (Kid A, In Rainbows, ma non Ok Computer: ritmicamente troppo discontinuo). I Beatles di Abbey Road. Gli U2 di Zooropa. Whatever’s for Us di Joan Armatrading. Boxer di The National.
Molti dischi di Pat Metheny, che in stato di veglia giudicherei melensi, sono ottimi. The First Circle, ad esempio, è perfetto; ma ho il dubbio che conservi i suoi difetti anche in modalità di fruizione inconscia: m’intrattiene, non mi nutre.
Roba molto nutriente, invece, è Highway Rider di Brad Mehldau. Sin dalle prime note di John Boy, si percepisce che è il viaggio perfetto. I duetti tra pianoforte e fiati. Le voci dei bambini. Dalla modesta altezza di una cassettiera, Jambox diffonde la sinfonia jazz di Mr. Mehldau. Ed io, poco sotto, in gratitudine riposo.