Alfa incontra per strada lo smemorato e lo riconosce. Quello gli fa un cenno e lui si ferma. Iniziano a parlare.
Lo smemorato – Mi sono perduto. Potresti aiutarmi?
Alfa – Non conosci questa città?
Lo smemorato – Non lo so. Non ricordo più nulla.
Alfa – Non sai chi sei?
Lo smemorato – No!
Alfa – Non ricordi niente di quello che hai fatto?
Lo smemorato – No!
Alfa – Meglio così.
Lo smemorato – Che vuoi dire? Tu mi conosci?
Alfa – Sì, ti conosco bene. Hai fatto parte della mia vita per molti anni. In quello che facevi non c’era nulla che mi piacesse.
Lo smemorato – Di cosa mi occupavo? Ero una persona importante?
Alfa – Sì. E lo sei ancora. Pensavi molto a te stesso, ma facevi finta che ci riguardasse. E avevi ragione, perché le tue azioni scombussolavano le vite di tutti. Prendevi anche decisioni nell’“interesse generale”, diciamo così. Ma nemmeno quelle mi piacevano.
Lo smemorato – E come reagivi?
Alfa – Mi arrabbiavo. Poi un giorno ho deciso di fare finta che non esistessi. Se ad esempio proclamavi che bisognava dialogare e costruire assieme il futuro, ti ignoravo. Se gli altri scendevano in piazza contro di te, non ci andavo. Se tu dicevi verde, io pensavo al bianco. E se dicevi azzurro, pensavo al rosso.
Lo smemorato – E funzionava?
Alfa – Poco. Il problema eri tu. Anche se ti ignoravo, continuavi ad agire. L’averti dimenticato non ti impediva di rovinarmi la vita. In realtà era difficile dimenticarti.
Lo smemorato – Allora che hai fatto?
Alfa – Mi sono messo ad aspettare.
Lo smemorato – Cosa aspettavi?
Alfa – Che tu passassi.
Lo smemorato – E sono passato?
Alfa – Ti è passata la memoria.
Lo smemorato – Ma come è successo? Mi fa male la testa!
Alfa – Passerà anche quello.
Lo smemorato – E adesso cosa farò? E tu, cosa farai?
Alfa – Proverò a dimenticarti.
Lo smemorato – E io? Io?
Alfa – (silenzio).
Lo smemorato – Che fine faccio, io?
Alfa – (silenzio).
Lo smemorato – Posso venire a casa tua per un po’?
Alfa – No. Ci sei stato fin troppo.