«Se Berlusconi scrivesse poesie» (Luigi Di Ruscio, 2007)

Credo che fosse il 2007. Luigi Di Ruscio venne a Roma per presentare il suo volume di Poesie operaie (Ediesse). Un giorno di primavera alla Casa delle Letterature. L’accompagnava il suo Angelo “custode” Ferracuti. Intervistai Di Ruscio per il video qui sotto, realizzato da Carlo Ruggiero. Fu amore a prima vista per l’uomo, la sua ironia, la sua lingua. A un certo punto ci disse, suppergiù:

“Mi sono posto il compito di essere poeta e basta, non poeta operaio. Ma certo la vita che ho fatto mi ha modificato. Non potrei scrivere poesie come un direttore di banca. Oppure, che so, se Berlusconi scrivesse poesie, non so che poesie potrebbe scrivere…”

E, su quest’immagine appena creata da Di Ruscio, scoppiammo tutti a ridere: Berlusconi che scrive poesie… Chissà cosa scriverebbe. Magari le scrive.

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Dialogo con lo smemorato

Alfa incontra per strada lo smemorato e lo riconosce. Quello gli fa un cenno e lui si ferma. Iniziano a parlare.

Lo smemorato – Mi sono perduto. Potresti aiutarmi?

Alfa – Non conosci questa città?

Lo smemorato – Non lo so. Non ricordo più nulla.

Alfa – Non sai chi sei?

Lo smemorato – No!

Alfa – Non ricordi niente di quello che hai fatto?

Lo smemorato – No!

Alfa – Meglio così.

Lo smemorato – Che vuoi dire? Tu mi conosci?

Alfa – Sì, ti conosco bene. Hai fatto parte della mia vita per molti anni. In quello che facevi non c’era nulla che mi piacesse.

Lo smemorato – Di cosa mi occupavo? Ero una persona importante?

Alfa – Sì. E lo sei ancora. Pensavi molto a te stesso, ma facevi finta che ci riguardasse. E avevi ragione, perché le tue azioni scombussolavano le vite di tutti. Prendevi anche decisioni nell’“interesse generale”, diciamo così. Ma nemmeno quelle mi piacevano.

Lo smemorato – E come reagivi?

Alfa – Mi arrabbiavo. Poi un giorno ho deciso di fare finta che non esistessi. Se ad esempio proclamavi che bisognava dialogare e costruire assieme il futuro, ti ignoravo. Se gli altri scendevano in piazza contro di te, non ci andavo. Se tu dicevi verde, io pensavo al bianco. E se dicevi azzurro, pensavo al rosso.

Lo smemorato – E funzionava?

Alfa – Poco. Il problema eri tu. Anche se ti ignoravo, continuavi ad agire. L’averti dimenticato non ti impediva di rovinarmi la vita. In realtà era difficile dimenticarti.

Lo smemorato – Allora che hai fatto? Continua a leggere “Dialogo con lo smemorato”

Convincere un gatto a non votare Berlusconi

Ci risiamo. La legislatura (dicunt) è quasi spacciata, le elezioni anticipate si avvicinano e gli animali domestici non hanno ancora il diritto di voto. Due anni fa sollevai la questione (LEGGI QUI) senza che il mio appello trovasse ascolto. Non ci torno sopra. Preferisco immaginare che quel diritto sia stato concesso. Preferisco immaginarmi nel tentativo non semplice di convincere un gatto a NON votare Berlusconi.

Perché i gatti votano a destra. Perché i gatti pensano di essere “naturalmente” di destra. Ma forse si sbagliano.  Continua a leggere “Convincere un gatto a non votare Berlusconi”