Lunga vita a Sokurov

francofoniaRincaso dall’aver visto Francofonia di Sokurov, un’ora e mezza con le lacrime agli occhi per questo dono di bellezza, senso della storia, ironia (per quanto mi riguarda un po’ troppa su Libertà, Uguaglianza, Fratellanza), mescolamento di finzione, documentario, autobiografia, biografia.

Se esiste una possibilità di ArtePoesiaNarrazione sul documento storico, il filmato, il lascito, il Museo, Sokurov l’ha avverata nel cinema (così come, in letteratura, l’hanno avverata Kiš, Sebald e, qui in Italia, Tuena).

Allora a caldo l’unico omaggio che trovo sta nel recuperare da questo vecchio post l’affetto e la stima del suo maestro Andrej Tarkovskij per il giovane (all’epoca) regista russo.

Dal diario di T. (il Martirologio):

11 dicembre 1981
“Stamattina ho visto la prima variante della Sonata per alto – Dmitrij Šostakovič di Saša Sokurov. Notevole. Nonostante sia anche questo un film rovinato dalle correzioni. Non è facile per Saša. Gli ho proposto l’Acchiappagatti di A. Grin, utilizzando come base del materiale di cronaca filmata. Si è molto affezionato a quest’idea, tanto che mi ha detto che quello che avevo fatto equivaleva a quello che aveva fatto Puškin quando propose a Gogol il tema, o meglio l’idea, delle Anime morte”.

29/30 gennaio 1982
“Saša Sokurov è una persona notevole ed è costretto a soffrire molto! Col talento che ha, a Leningrado! Ma sarebbe lo stesso anche a Mosca!”.

23/24 febbraio 1982
“Saša Sokurov e Jura Riverov sono davvero in una brutta situazione: non danno loro più lavoro. (…) E poi in alto loco sanno bene quali siano i loro rapporti con me e gliela fanno pagare cara. Li accusano di farsi influenzare da me, un’influenza la mia che è deprecabile, naturalmente. Sta diventando pressoché impossibile respirare”.

6 maggio 1985
“Notizie di Saša Sokurov: dice che quando parlo di lui, qui in Occidente, lassù è un sollievo per lui, perché per un po’ lo tolgono dalla graticola. Sebbene il suo film sia sempre nel cassetto – lo giudicano troppo ‘elitario’. Oh Signore!”.

La signorina Edith

Alle pagine 35-39 di Giardino, cenere di Danilo Kiš incontrerete un personaggio che resta per quattro paginette ma le riempie dei suoi tremori e desideri sessuali e col pallore della sua carnagione (sui seni che il protagonista intravede o immagina) e la violenza della sua epilessia. Per non dire del passato che l’ha marchiata: il fidanzato, il gatto nero, la città. Quattro paginette. Si chiama Edith. La signorina Edith. Molti personaggi la invidiano a morte. In quattro pagine è riuscita dove loro hanno fallito avendone a disposizione centinaia: cambiare il lettore.

Eugenides, Lahiri and Krauss: pop writers discuss writers for writers

Jeffrey Eugenides loves Denis Johnson’s writing (and Vladmir Nabokov, and Saul Bellow). Jhumpa Lahiri loves Mavis Gallant, Andre Dubus, Gina Berriault. Nicole Krauss choses Thomas Bernhard, Bruno Schulz, W.G. Sebald and Danilo Kiš. These are the “writers for writers” mentioned in a discussion hosted by the New Yorker Festival last night. Continua a leggere “Eugenides, Lahiri and Krauss: pop writers discuss writers for writers”