In un articolo pubblicato dal Fatto il 31 luglio 2014, Paolo Di Paolo intervista Giulio Ferroni, Filippo La Porta e Massimo Onofri su letteratura, anti-letteratura, scrittori italiani. Sono grato a Onofri che fa il mio nome (assieme a Vittorio Orsenigo) nel menzionare scrittori “in controtendenza” o, se ho capito bene, che non cedono al desiderio d’essere come tutti. #Biodiversità. «Se la letteratura non sperimenta, non sfida se stessa, non sogna l’impossibile – conclude Onofri – non ha ragione d’essere».
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Massimo Onofri su Stati di grazia
Su Avvenire del 13 giugno 2014, Massimo Onofri recensisce Stati di grazia.
«Quello di Davide Orecchio, con Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi 2012), fu uno degli esordi più belli e sorprendenti degli ultimi anni. (…) Potete capire, allora, con quale curiosità aspettavo il secondo libro, questo Stati di grazia. Ecco: che soluzioni avrebbe escogitato Orecchio per dare nuova forma al suo singolare, spurio, modo di raccontare? Che cosa ci avrebbe riservato la sua furiosa immaginazione epistemologica?»
«Orecchio è la dimostrazione che la nostra narrativa più carica di futuro non vive della invecchiatissima dialettica, tutta linguistica, tra infrazione e tradizione, ma è decisamente emigrata su un campo che è, soprattutto, gnoseologico. In altre parole: non è la sperimentazione linguistica che si porta dietro una nuova concezione del mondo, ma un problema rigorosamente conoscitivo che, coerentemente, si appronta la lingua solum sua per esprimersi e risolversi. Come questa di Orecchio, appunto: che è polifonica, piena di escursioni lessicali verso il basso degli idiotismi (ma anche l’alto d’una curiosa prosopopea), con quella sintassi da fabbro che forgia il suo nuovo, avida di misurarsi con tutte le sue possibilità, dalla prima persona del diario alla terza dell’avventuroso incognito, non senza la scrittura testimoniale, quella di chi chiama a giudizio»
Massimo Onofri consiglia Città distrutte
Il Giornale, 21 dicembre 2012
Sotto l’albero mettete questi titoli
MASSIMO ONOFRI (Altri italiani. Saggi sul Novecento, Gaffi) «Regalerò Vita e morte di un ingegnere (Mondadori) di Edoardo Albinati perché è il più bello che ho letto negli ultimi mesi e dimostra che i libri di narrativa oggi più suggestivi sono quelli spuri e anomali. Regalerò anche Città distrutte di Davide Orecchio (Gaffi), il libro più innovativo e sorprendente di narrativa dell’anno: biografie apocrife, per così dire, tra realtà e immaginazione del vero».
Le motivazioni del premio Mondello a Città distrutte
“Città distrutte. Sei biografie infedeli” è prima di tutto un libro sorprendente: per l’idea costruttiva, per il tono della voce narrante, per lo stile della prosa, infine per essere l’esordio tardivo di uno scrittore di 43 anni nel quale coabitano tratti raffinati e grezzi, gli uni e gli altri ravvivati da un talento sovrabbondante. Sono sei biografie apocrife, reinventate di sana pianta – ed è una pianta frondosissima – a partire da lunghe immersioni di autore onnisciente in archivi e in atmosfere di ampia inarcatura storico-geografica, dall’Argentina dei desaparecidos all’Unione Sovietica del socialismo reale, dal Molise delle prime battaglie sindacali alla Roma papalina di primo Ottocento. Con le sue frasi febbrili e stantuffanti, con le sue sventagliate di metafore, la scrittura frastagliata di Davide Orecchio, onnidirezionale come un volo di zanzara, dà vita a una vasta reticolatura d’invenzioni narrative e accensioni liriche. Éster Terracina e Valentin Rakar (per citare soltanto due tra i sei biografati) daranno ai lettori ciò che essi cercano in ogni racconto, la resa felice al ritmo di una storia.
Massimo Onofri, Domenico Scarpa, Emanuele Trevi (giurati del comitato di selezione, Premio Mondello 2012, XXXVIII edizione).
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L’articolo del Sole 24 Ore Domenica (2 dicembre 2012) sull’assegnazione del SuperMondello 2012 da parte dei lettori forti selezionati dalle librerie: Continua a leggere “Le motivazioni del premio Mondello a Città distrutte”