L’ebook ha i superpoteri

Alla fin fine i migliori usi che si possano fare di un reader sono due: portarlo in vacanza o in viaggio, usarlo per leggere opere in lingua straniera. Il primo caso si spiega da sé (banale risparmio di chili e spazio). Anche il secondo, ma offre qualche chance in più ad esempi e aneddoti vari.

L’estate del 1994 partii per un viaggio on the road verso Francia e Spagna con uno zaino, una tenda e qualche biglietto di treno. Con me avevo un libro di Conrad (Lord Jim) e uno di Easton Ellis (Less than zero). E un vocabolario d’inglese per le parole che non conoscevo.

Sulla strada con uno zaino e un vocabolario. Che follia. Il vocabolario, poverino (un Cassell, niente di che), provava a immedesimarsi nella parte del tascabile. Ma non lo era proprio. Pesava almeno un chilo. Ogni volta che lo tiravo fuori, il mio compagno di viaggio sgranava gli occhi e commentava: “Sei scemo”.

Ricordo distintamente un bicchiere di vino, il Cassell, Lord Jim et moi in una piazza gotica di San Sebastián. Poi a Barcellona, non sazio, comprai un Webster Unabridged da cinque chili di peso. Non potevo esimermi: era in offerta. E me ne tornai in Italia con due vocabolari. Il Webster è sopravvissuto: sta ancora qui accanto a me, mentre scrivo.

Ad ogni modo, I don’t regret anything.

Oggi però ho un reader con vocabolari incorporati e tutti i libri che voglio, che posso anche scaricare durante il viaggio. Il vocabolario incorporato è una svolta. Ma la funzione del reader non si limita a quello. Il punto è che il reader, con un semplice clic, ti introduce all’universo di quanti commentano i termini contenuti nel libro che stai leggendo: la community dei lettori. Lo potresti fare anche avendo il libro cartaceo in una mano e il computer acceso davanti: ma ovviamente non sarebbe la stessa cosa. Perché ora puoi farlo sdraiato sul tuo letto, o seduto in treno, o dove ti pare, con meno di 200 grammi appresso.

Esempio. Poco tempo fa ho letto sul reader un romanzo di Mario Vargas Llosa: Los cachorros. Non è semplicemente un libro in spagnolo. È un libro in peruviano. Pieno zeppo di dialetto e gergo giovanile degli anni 60.

Il migliore dei vocabolari saprebbe spiegarmi come comunicavano i ragazzi di Lima 50 anni fa? Non saprei. Quello che so è che, mentre leggevo, se non capivo un termine lo cliccavo su Google, Google mi rimandava a Wordreference, e trovavo la risposta. Questo qui sotto non è un termine gergale, ma peruviano sì, al cento per cento. Meno male che c’erano i ragazzi del forum.

Deduzione. L’ebook sta al libro di carta come un’automobile alla carrozza. Va più veloce, va più in profondità e ti porta fuori. Benvenuti in questi anni. Non fanno schifo del tutto.