Argentina ieri, oggi, domani

I libri sono come la frutta. Come i vitigni, come gli ulivi. Hanno bisogno del clima giusto per nascere e germinare. Senza condizioni ambientali favorevoli, non potrebbero essere pensati né scritti. Su Alias del Manifesto, che ringrazio per ospitalità e copertina, ragiono su alcuni libri nati nel passato recente e più lontano dell’Argentina, da Marta Dillon a Ricardo Piglia, e su quali libri potranno nascere nel brutale “regno” di Milei. L’articolo si può leggere qui, o anche in pagina, con la bella copertina e le illustrazioni (penso che ne valga la pena)

È il 24 marzo, anniversario del Golpe. Esattamente 10 anni fa pubblicavo il mio romanzo ‘argentino’, Stati di grazia. Anche quel libro, ‘si parva licet’, figlio di un clima. Nel pezzo ne ricostruisco la nascita, e ricordo le persone e i luoghi che lo ispirarono. Non avrei mai immaginato di farlo in un tempo così radicalmente cambiato.

Il denaro

«La storia è solo una sequela di pagamenti, quanto più esorbitanti tanto meglio. L’unica cosa che è cambiata è la forma del credito» (p. 69).

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«Il vuoto è la natura.

Ma come riempire eccessivamente il mondo? Il “pieno”, per definizione, non lo è mai “troppo”.

La risposta di Espina era il denaro e le sue quantità. Infatti, nulla può essere eccessivamente occupato, se non quando si tratta di oggetti concreti. L’eccesso è un epifenomeno del denaro, ed è dubbio che possa esserci eccesso se non ci sono immense e incommensurabili quantità di denaro» (p. 73).

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«Il denaro è sempre stato un elemento dissolvente. Ma la quantità stessa è dissolvente. La quantità di specie nel mondo dissolve la natura. La quantità della natura dissolve l’essere umano. Come potrebbe non essere un cataclisma la carta moneta, in cui la quantità è tutto ed è sempre sul punto di moltiplicarsi?» (pp. 156-157).

César Aira, Ema, la prigioniera, Bollati Borighieri, Torino 1991, traduzione di Angelo Morino.

 

Aira

Se la storia è, come sembra, un genere letterario…

«Si la historia es – como parece – otro de los géneros literarios, ¿por qué privarla de la imaginación, el desatino, la indelicadeza, la exageración y la derrota que son la materia prima sin la qual no se concibe la literatura?».

«¿Alguien puede embalsamar una vida? ¿No es ya suficiente castigo ponerla bajo el sol y en esa luz terrible comenzar a contarla?».

Tomás Eloy Martínez, Santa Evita

«L’arcano» di Saer, un libro da non perdere

Torna in Italia, grazie a la Nuova frontiera, L’arcano (El entenado, 1983) di Juan José Saer. Invidio chi non l’abbia ancora letto. Saer costruisce un romanzo attorno alla vera storia di Francisco del Puerto, un orfano dell’occidente, un mozzo, un figliastro, che trascorse dieci anni (1516-1527) tra i colastiné del Río de la Plata, indigeni antropofagi.

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