La ricetta del soufflé al rum (Katherine Mansfield «Psicologia»)

E’ all’ora del tè che l’uomo e la donna (protagonisti del racconto Psicologia della Mansfield) si incontrano: nel salotto di lei che mette su il bollitore. Lui si toglie il cappotto. E si siede («Era deliziosa, questa faccenda del tè – e lei aveva sempre tante cose da mangiare: piccole tartine piccanti, biscottini di mandorle dolci, e una torta scura, succulenta che sapeva di rum – ma era sempre un’interruzione»). Lei taglia la torta e dice: «Mangiala con immaginazione. Rotea gli occhi, se puoi, e gustala dal profumo. Non è una tartina tolta dal sacchetto del cappellaio, è il tipo di torta che meriterebbe di essere nominata nella Genesi». Certo, loro due parlano, sorridono, comprendono, si comprendono. Con gentilezza, misura, perfino avarizia. Improvvisamente «rimasero muti per puro sgomento». Finché lui non se ne va: ha un appuntamento.

Pomeriggio malinconico di parole e gesti mancati, di buone maniere, di piccoli addii e piccoli errori, forse nemmeno irreparabili.


AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

Torna in libreria Pranzi d’autore, grazie a minimum fax. Una nuova edizione delle ricette letterarie di Oretta Bongarzoni. Di Pranzi d’autore ho scritto così tanto, su questo sito, che non riesco ad aggiungere altro. Sono felice di avere trovato un editore che lo riproponesse. Voglio solo festeggiare.


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SOUFFLÉ AL RUM


Ingredienti
100 grammi di zucchero
un cucchiaio abbondante di farina
burro
3 tuorli d’uovo
4 chiare d’uovo
poco meno di un quarto di latte
6 savoiardi
un bicchierino di rum
zucchero al velo

→ Mettere in casseruola sul fuoco un bicchiere e mezzo di latte e 50 grammi di zucchero; a parte, sciogliere in una tazza una bella cucchiaiata di farina con mezzo bicchiere di latte freddo, ottenendo una pastella colante. Quando il latte nella casseruola bolle, unire la pastella, mescolando bene. Far cuocere per due minuti sempre mescolando, fino a ottenere una colla densa. Spegnere il fuoco, aggiungere 15 grammi di burro, lasciare freddare un po’ e poi aggiungere uno alla volta i tuorli d’uovo.
→ Montare le chiare a neve e unirle al composto (completamente freddo), cominciando con mezza cucchiaiata e poi via via versando tutto il resto. Imburrare uno stampo da soufflé (capienza un litro e mezzo) e versarvi due cucchiaiate di zucchero, facendolo aderire dappertutto.
→ Tagliare i savoiardi a dadini e spruzzarli di rum. Mettere nello stampo una strato di composto, poi sopra i dadini, poi, ancora, il composto; e così via, terminando con il composto e badando che il tutto non superi la metà dello stampo. Infornare a calore medio e far cuocere per mezz’ora. Nel forno, il soufflé cresce e raggiunge il bordo dello stampo. Cinque minuti prima di estrarre il soufflé dal forno, spolverizzare con zucchero a velo che formerà una strato caramellato.

(Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 136-137. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)

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il Venerdì su Pranzi d'autore

P.S. Oggi, bellissima sorpresa, Marco Filoni scrive dei Pranzi d’autore sulla sua rubrica BARWEB, a pagina 7 del Venerdì di Repubblica.

Preparare il pane di Guy de Maupassant (da «Una vita»)

Scrive Maupassant: «Fu un banchetto semplice e breve, contrariamente agli usi normanni». Si trattava (nel romanzo Una vita) della festa di nozze di Giovanna, figlia del barone e della baronessa Le Perthuis, e del visconte Giuliano di Lamare. Non può non aver pensato, Maupassant, ai banchetti normanni descritti da Flaubert, tutt’altro che semplici e brevi; appunto, differenziandosi.

A questa festa di nozze e al ballo all’aperto partecipa tuttavia il villaggio al completo. Gli alberi del parco sono illuminati da lampioncini appesi e, sotto, tutti, uomini e donne, «danzavano in tondo urlando un’aria di danza selvaggia».

Dai grandi barili vengono versati senza sosta sidro e vino. «E i ballerini assetati, i vecchi tranquilli, le ragazze pazze in sudore si pigiavano, tendevano le braccia per afferrare a turno un recipiente qualsiasi e versarsi a gran sorsi nella gola il liquido preferito, rovesciando la testa all’indietro».

Sul tavolo ci sono pane, burro, salsicce, formaggio: rinfresco assai rustico per essere dato in occasione di un matrimonio fra nobili. Tuttavia, con un che di feudale: la festa è aperta a tutto il paese e non a un elenco limitato di invitati.

Poco tempo prima, un banchetto molto più rituale ha celebrato il varo di una barca costruita a spese del barone e chiamata Giovanna in onore della figlia. Sono stati ordinati fiori, confetti, dolci («…un carro entrò nella corte, e vi si leggeva su un fianco: “Lerat, pasticcere a Fécamp. Servizi per nozze”»).

Dopo il varo, un gran pranzo per sessanta persone, tra cui prelati, il sindaco e la sindachessa. E durante il pranzo, Giuliano di Lamare ha chiesto a Giovanna di sposarlo.


AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

Torna in libreria Pranzi d’autore, grazie a minimum fax. Una nuova edizione delle ricette letterarie di Oretta Bongarzoni. Di Pranzi d’autore ho scritto così tanto, su questo sito, che non riesco ad aggiungere altro. Sono felice di avere trovato un editore che lo riproponesse. Voglio solo festeggiare.


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La ricetta del pane
Francia 1880

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Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 86-89. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)

Krapfen indiani di banane (Edward M. Forster, «Passaggio in India»)

«“Signorina Quested, i dolci del professor Goodbole sono deliziosi”, disse Aziz rabbuiato, perché anche lui avrebbe voluto mandare dei dolci, ma non aveva una moglie che li facesse. “Per voi saranno un vero festino indiano. Io purtroppo, povero come sono, non posso darvi niente”.» Al tè offerto dal professor Fielding ci sono tutti i personaggi che contano in Passaggio in India: la signorina Quested e la signora Moore (appena arrivate in India dall’Inghilterra), il dottor Aziz, indiano musulmano; il bramino Goodbole «cortese ed enigmatico», che, appunto, ha portato dei dolci e che prende il tè «a una certa distanza dai fuoricasta». E poi c’è naturalmente il padrone di casa Cyril Fielding, un professore inglese che simpatizza con gli indiani più che con i compatrioti.

Aziz è irrequieto. Anche lui vorrebbe offrire un tè alle signore. Finisce per invitarle alle grotte di Marabar. Con grande impegno e spiegamento di risorse, Aziz organizza la gita che sarà all’origine di tanti pasticci. Si parte all’alba, si va in treno e poi in elefante. Di tanto in tanto il maggiordomo Mahboud Ali compare di fronte alle due signore con un vassoio di tè e di uova in camicia. Il fatto è che ad Aziz hanno detto «che gli inglesi non smettono mai di mangiare e che avrebbe fatto bene a nutrirli ogni due ore finché non fosse pronto un solido pasto».


AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

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KRAPFEN INDIANI DI BANANE

Ingredienti
250 grammi di farina
80 grammi di burro
sale, olio
una tazza di latte cagliato
Ripieno
3-4 banane;
polpa di noce di cocco
2 cucchiaini di zucchero
succo di limone
olio
Preparazione
Impastare la farina con il sale, il burro, il latte cagliato. Lavorare bene poi stendere una sfoglia sottilissima. Tagliare dei tondi con un bicchiere. Preparare il ripieno pestando le banane, la noce di cocco grattugiata, il succo di limone, lo zucchero. Versare un cucchiaio di impasto su ogni tondino, chiudere a mezzaluna e far dorare in olio bollente.

(Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 133-135. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)

Zuppa di pesce all’Hawaiana (Kipling, «Capitani coraggiosi»)

Il giovane Harvey, ragazzo americano miliardario, cade in acqua scivolando sul ponte del transatlantico che deve portarlo in Europa. Viene acciuffato e salvato da Manuel, comandante della goletta We’re here (Siam qui) che gira per i mari del nord dietro ai grandi banchi di pesce. Come si sa, Capitani coraggiosi è la storia un po’ fiabesco-colorata e un po’ realistica di un apprendistato, di un passaggio dall’infanzia alla giovinezza, sperimentando i naufragi e i marosi degli oceani (e della vita).

In pochi mesi, aiutato da Manuel e soprattutto dal giovane Dan, Harvey cessa di essere «un oggetto di gran lusso con la marca di fabbrica ben visibile» e diventa uomo. Il passaggio di status è segnato da subito. Dopo essere stato ripescato in mare, Harvey si sveglia su un pagliericcio e divora un rusticissimo piatto di pezzetti di maiale arrostiti. Poi, all’ora di cena, «Harvey seguì Penn e sedette a tavola davanti a una gamella di stagno piena di lingua e interiora di merluzzo insieme a pezzetti di lardo e a patate fritte. Vicino alla gamella trovò una pagnotta di pane ancora caldo e una tazza di caffè nero molto forte. Affamati com’erano, attesero tuttavia che Pennsylvania recitasse solennemente la benedizione. Poi, si ingozzarono in silenzio, finché Dan, riprendendo fiato sopra la sua gamella, chiese ad Harvey come si sentisse, “Sono sazio, però c’è posto per un’altra gamella”».

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