Giuseppe Giglio, FuoriAsse, su Stati di grazia

Su FuoriAsse, 11, aprile 2014, Giuseppe Giglio recensisce Stati di grazia (SPOILER):

«Si era capito subito, con il folgorante esordio del pluripremiato Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi, 2012), che Davide Orecchio fosse un narratore di felice immaginazione. Ed è tanto più felice, quell’immaginazione, se si pensa alle radici dello scrittore romano (che affondano in un fertile humus storico), alla sua capacità di tradire gli eterogenei materiali d’archivio compulsati per inventare personaggi più veri della realtà stessa. Sotto la lente della letteratura: di quella finzione che smaschera altre finzioni, che svela destini che la Storia nasconde, che dà nuova vita a memorie distorte, oltraggiate, violentate.

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Andrea Tarabbia, L’Indice, su Stati di grazia

Sull’Indice dei libri del mese di maggio 2014, Andrea Tarabbia recensisce Stati di grazia.

«Le sei “biografie infedeli” che componevano Città distrutte, il libro con cui Davide Orecchio aveva esordito due anni fa, avevano fatto capire che era nato in Italia uno scrittore dalla voce originale e potente: quella splendida raccolta di racconti era valsa a Orecchio qualche premio prestigioso (Mondello, SuperMondello e Volponi), il plauso pressoché unanime della critica e un senso d’attesa nei lettori per il prossimo libro. Sotto il magistero di Borges e W.G. Sebald, in Città distrutte si raccontavano le vite immaginate di sei personaggi messi di fronte ai grandi snodi della Storia del Novecento: erano storie di esili, povertà ed emigrazione che si intrecciavano con i momenti e i luoghi capitali del secolo breve come il fascismo, l’Unione Sovietica, l’Argentina dei desaparecidos. Basato su fonti d’archivio – e dunque figlio di un grande lavoro di documentazione – il libro letteralmente inventava delle vite paradigmatiche e le faceva raccontare da un autore che si fingeva il loro biografo. Questo bellissimo Stati di grazia, l’atteso secondo libro e in qualche modo la “prova del fuoco” per Davide Orecchio, ricalca in parte questo principio, anche se lo amplia e, nella forma, spesso lo stravolge…»

La recensione completa si può leggere sul sito di Andrea Tarabbia (che ringrazio, perché è bravissimo ed è una gioia leggerlo, sempre). Continua a leggere “Andrea Tarabbia, L’Indice, su Stati di grazia”

Angelo Ferracuti, Alias/il Manifesto, su Stati di grazia

Su Alias del 27 aprile Angelo Ferracuti dedica a Stati di grazia un articolo bello e (per me molto) importante:

alias

«… Quello che col­pi­sce in que­sto libro, oltre al com­plesso mon­tag­gio dei materiali nar­ra­tivi, la cui appen­dice rende merito di una biblio­gra­fia pre­sunta, riguarda i molti regi­stri e varia­zioni tim­bri­che, una visione corale polifonica.

La lin­gua è molto ela­bo­rata, frutto di un lavoro, di una ricerca let­te­ra­ria assai rari negli scrit­tori della gene­ra­zione di Orec­chio: sem­pre densa, ricca, piena di sim­boli, ma anche corporale, sen­so­riale, fatta di odori e sapori…»

QUI LA RECENSIONE COMPLETA (spoiler) Continua a leggere “Angelo Ferracuti, Alias/il Manifesto, su Stati di grazia”