Scrittori in tempo di guerra: Achmatova, Apollinaire

Anna Achmatova
In ricordo del 19 luglio 1914

Siamo invecchiati di cento anni e questo
è accaduto in un solo attimo:
era già finita la breve estate,
il corpo delle pianure arate fumigava.

A un tratto divenne luccicante la strada tranquilla,
si alzò il pianto, suonando con suono argentino,
mi coprii il volto e pregai Dio
di farmi morire prima della battaglia.

Dalla memoria, come un peso ora superfluo,
sparirono le ombre dei canti e delle passioni.
A lei fatta deserta ordinò l’Onnipotente
di essere il libro tremendo delle notizie più atroci.

Da: Sočinenija (Opere), trad. E. Bazzarelli, in Mario Schettini (a cura di), La letteratura della Grande Guerra, Milano, Sansoni, 1968, p. 1159 (la Germania dichiarò guerra alla Russia il 19 luglio 2014).

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***

Guillaume Apollinaire
Desiderio

[…]

Il camminamento Goethe su cui ho tirato
Ho tirato anche sul camminamento Nietzsche
Davvero non rispetto più alcuna gloria

Notte violenta e violetta scura e piena d’oro a momenti
Notte degli uomini solamente

Notte del 24 settembre
Domani l’assalto
Notte violenta o notte il cui spaventevole grido profondo
[diventava più intenso di minuto in minuto
Notte che gridava come una partoriente
Notte degli uomini solamente

Da Calligrammes, trad. M. Bonfantini, in Mario Schettini cit., pp. 1171-72.

Scrittori in tempi di guerra. Hans Carossa: l’assassinio dei gatti

Cane con maschera anti-gas. Da Internet Archive Book Images, www.flickr.com/photos/internetarchivebookimages
Cane con maschera anti-gas. Da Internet Archive Book Images, http://www.flickr.com/photos/internetarchivebookimages

Kérdzi-Almàs, 25 novembre 1916

Pare che per i prossimi due giorni ancora saremo al sicuro da allarmi. Cerchiamo di sistemarci: molti tirano fuori libri e uniformi buone, qualcuno dispone sul tavolo una fotografia. Il mio alloggio è pieno d’irrequietezza; tutti i vicini entrano ed escono, poco fa è venuta qui una vecchia a mendicare acquavite. Oggi pomeriggio sono stato testimone d’una scena che, considerata in sé, non ha forse alcun significato, eppure ho la sensazione che mi riguardi, me e qualcun altro. Settimane fa vennero al mondo, in questa casa, molti gatti, che ora diventano molesti, tanto più che manca il latte per loro. Un ragazzotto di circa quindici anni, che è qui a servizio, sembra abbia avuto incarico di togliere di mezzo tutte quelle bestie.

Mentre stavo scrivendo in camera, lo vidi portarle attraverso il cortile e prima che mi rendessi conto delle sue intenzioni, sbatterle con rapidità incredibile una dopo l’altra contro la parete del fienile, davanti a cui giacquero esanimi. Poi, fischiando e dimenando le braccia com’è il suo solito, il ragazzotto ritornò in cucina, dove appunto si stava portando in tavola, si sedette con gli altri e si mise a mangiare tranquillamente.

Alla fine, venne a strofinarsi con fiduciosa preghiera contro il gomito del suo assassino, che masticava placidamente.

Ma uno dei gattini giustiziati, grigio-azzurro, dal muso il petto e le zampe bianchi, e un bioccoletto argento chiaro sulla nuca, assolutamente diverso dagli altri, era rimasto soltanto tramortito e a poco a poco si riebbe. Solo allora notai che sanguinava al mento, per il resto sembrava incolume. Vacillando tentò piccoli passi, si fermò, si passò alcune volte la zampina sulle orecchie, come se ciò dovesse aiutarlo a riacquistare coscienza, e scivolò poi attraverso il cortile dentro la casa. Entrò esitando dalla porta della cucina e si guardò intorno. Quando vide la gente che banchettava, si sforzò di saltare sopra la panca, cosa che dopo alcuni tentativi gli riuscì; poi sedette per qualche istante immobile. Alla fine, venne a strofinarsi con fiduciosa preghiera contro il gomito del suo assassino, che masticava placidamente. Continua a leggere “Scrittori in tempi di guerra. Hans Carossa: l’assassinio dei gatti”

Scrittori in tempi di guerra: Stefan Żeromski

Addestramento con pupazzi tedeschi. Da Internet Archive Book Images, www.flickr.com/photos/internetarchivebookimages
Addestramento con pupazzi tedeschi. Da Internet Archive Book Images, http://www.flickr.com/photos/internetarchivebookimages

«La guerra divenne l’elemento vitale del tenente Leszek Snica. Confessava a se stesso e agli amici che la guerra, da quando l’aveva conosciuta, era diventata nel suo intelletto quasi una prosecuzione, un ampliamento dell’attività artistica, un fiore che affondava le sue radici nella vita dell’uomo forte, dell’uomo creatore. Finalmente era caduto dalle sue possenti braccia creatrici tutto ciò che era meschino lavoro, preoccupazione di procurarsi cibi, bevande, indumenti, di sostenere famiglia. Era caduto come un inutile straccio. Tutto gli veniva consegnato in forma matematicamente perfetta, esatta, affascinante, ad una semplice richiesta: armi, indumenti, cibi, bevande, mantenimento della moglie e del figlio erano procurati con una puntualità al secondo da quella immane, complessa ed oltremodo possente macchina, che tutto pensava e tutto faceva ad un tempo, rispondente al nome di “Austria”. La sua vocazione di uomo, di marito, di creatore (la cui forza prorompente era guidata dalla saggezza) era diventata il valore, proprio il fine cui l’uomo creatore dovrebbe essere predestinato sulla terra. Quando il tenente Snica paragonava la sua vita precedente in Italia, una vita da furfante, da affamato, da vagabondo e da mezzo lazzarone, da “artista pittore”, con la sua attuale forza, tremava d’ira e vibrava di estasi. Là una nullità, qui un potentato. Potentato effettivo. La guerra aveva fatto sì che il mondo si spalancasse al suo sguardo intrepido e al suo pugno serrato. Continua a leggere “Scrittori in tempi di guerra: Stefan Żeromski”

Scrittori in tempi di guerra: Scipio Slataper

«Nella mia città facevano dimostrazione per l’università italiana a Trieste. Camminavano a braccetto, a otto a otto; gridavano: viva l’università italiana a Trieste, e strisciavano i piedi per dar noia alle guardie. Allora mi misi anch’io nelle prime file della colonna, e strisciai anch’io i piedi. S’andava cosí giú per l’Acquedotto.

A un tratto la prima fila si fermò e dette indietro. Dal caffè Chiozza marciavano contro noi in doppia, larga fila i gendarmi, baionetta inastata. Marciavano come in piazza d’armi, a gambe rigide, con lunga cadenza, impassibili. Ognuno di noi sentí che nessun ostacolo poteva fermarli. Dovevano andare avanti finché l’Imperatore non avesse detto: halt! Dietro quei gendarmi c’era tutto l’impero austrungarico. C’era la forza che aveva tenuto nel suo pugno il mondo. C’era la volontà d’un’enorme monarchia dalla Polonia alla Grecia, dalla Russia all’Italia. C’era Carlo Quinto e Bismarck. Ognuno di noi sentí questo, e tutti scapparono via interroriti, pallidi, spingendo, urtando, perdendo bastoni e cappelli.

Io rimasi a guardarli con meraviglia. Marciavano dritti avanti, senza sorridere, senza ridere. La gente che scappava era per loro lo stesso che la compatta colonna che marciava per l’università italiana. Io rimasi fermo a guardarli, e fui arrestato. Continua a leggere “Scrittori in tempi di guerra: Scipio Slataper”