Gatti

All’improvviso ho memoria di gatti. Gatti, gatti, gatti! Certosini, soriani, bastardi, meticci. Il gatto che accarezzavo e faceva puzze di gioia, non fusa. La gatta che alla Balduina scomparve (andava per strada, era bella). La gatta che muore a un mese d’età per un’occlusione, ma prima di morire, quando io dormivo, pensava che io fossi morto e piangeva; la gatta che muore provando a fare la cacca, domenica mattina nella stanzetta, e il veterinario che la riceve da me: «Ma è solo un gatto!» «E lei è solo un veterinario!» Poi andai a Porta Portese per distrarmi, ma pensavo alla gatta e piangevo. L’altra gatta che saltava due metri in alto verso il sonaglio, una gatta miracolo. E il gatto che s’arrampicava sul mio corpo in pochi secondi: dai polpacci ai fianchi al collo, con la forza del graffio. La gatta sul cornicione quassù all’ultimo piano, con l’astuzia strafottente della coda. Mi presti la tua coda? Mi presti i tuoi baffi? Mi presti il tuo sonno sotto al termosifone? La tua abilità di leccarti?

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Amen

giraffa

– Padrone –
«Fino a pochi mesi fa ero l’incredulo. Come si dice, vivevo e lasciavo vivere (nichilisticamente). Adesso, convertito a un culto di idee, logica, dover essere, esibire morale, ho acquistato uno zoo. Il mio primo gesto è che ho ucciso una giraffa, che per mio volere era nata. Poi l’ho smembrata e sventrata davanti a cento bambini e in pubblico streaming. Poi ne ho gettato i brandelli in pasto a un leone, perché la carne non andasse sprecata. Il cibo non si getta, è pazzia. Tutto è alimento. Io stesso nutro il culto che servo, sono concime delle idee autorità che mi hanno. Poi ho risparmiato la vita a una seconda giraffa, che doveva anch’essa morire. Perché l’ho fatto? Perché ogni mio gesto è didattico e ho mostrato lo schiso d’arbitrio che l’uomo ritiene nel mondo. Capita che l’idea consenta all’uomo di scegliere. Così la seconda giraffa ancora cammina, respira; per misericordia dell’idea autorità e piccolo arbitrio dell’uomo che sono. Amen.»

– Coro –
«Ogni gesto perpetrato sulla prima giraffa presuppone il dominio abominevole, usurpato dell’idea sulla vita.»

– Zoo –
«Io sono la scena ma, d’ora in poi, forse anche il mondo.»

– Seconda giraffa –
«Io sono la vita che l’idea gestante partorisce, nutre e poi termina, se vorrà. Io sono illecita, poiché l’idea non dovrebbe, non potrebbe fare me né disfarmi. Ma, a questo punto, io voglio vivere. E nessuno ha il diritto di uccidermi.»

Mangeranno la carne, le cose che vedono così di rado

La settimana Incom 00039 del 02/01/1947

«Dalla Sicilia visita alle miniere di zolfo. Descrizione sequenze:alto commissario visita le solfatare; lavoratori ascoltano ministro; cumuli di minerale; ministro distribuisce viveri ai minatori. “Mangeranno la carne, le cose che vedono così di rado”.»

Stati di grazia (il Saggiatore 2014).