Il mio paese

Mi succedeva e capita ancora, quando viaggio lontano dal mio paese, che mi dicano Da dove viene? L’Italia? Certo, l’Italia, è messa proprio male. – E io annuisco, do loro ragione, anzi la rafforzo con argomentazioni mie.

Ora inizia a succedermi, e mi capiterà ancora, che, quando viaggio lontano da Roma, nel mio paese, mi dicano Sei di Roma? Certo, Roma, è messa proprio male. – E io annuisco, do loro ragione, anzi la rafforzo con argomentazioni mie.

Mi accade anche, quando a Roma dico il quartiere dove io vivo, che loro commentino Certo, il tuo quartiere è messo proprio male. – E io annuisco, do loro ragione, anzi la rafforzo con argomentazioni mie.

Poi capita, quando nel mio quartiere dico la casa dove io abito, che loro commentino Certo, casa tua non è messa bene, non trovi? – E io…

Class action

Ho provato a guardare nel futuro dei lavoratori americani. Mica facile. In un pezzo su Rassegna. Il link è qui. La questione riguarda ovviamente l’era di Trump. Ma non solo. Il futuro potrebbe anche non essere Trump, ma resta nero. Tra leggi anti-sindacali che potrebbero fare il salto federale, provvedimenti contro gli immigrati, la maggioranza conservatrice alla Corte suprema. Resta la sensazione che, non appoggiando unitariamente Sanders, il mondo del lavoro americano abbia perso una grande occasione.

trump

Essere liberi

«Essere liberi è più importante che acquistare potere, le ricchezze materiali non danno libertà, così come non favoriscono l’autonomia personale le buone relazioni con i poteri costituiti. Se si riesce a conservarsi liberi anche dopo i cinquant’anni, si può cominciare a contare su una certa quantità di fortuna come su un diritto garantito dalle proprie scelte».

Saverio Tutino, L’occhio del barracuda, Feltrinelli 1995, p. 275.

fossile
Fossile (MUSE Trento)

Voto disgiunto

Voto disgiunto

– La storia è su quanto accade visto da fuori, la memoria è su quanto accade visto da dentro.
Ágnes Heller

– Il problema dei racconti trockisti è che vengono più lunghi del previsto. L’altro mese ho scritto un racconto trockista, doveva essere di 20mila battute, ed è venuto di 60mila. Ieri ho finito un altro racconto trockista, doveva essere uno scherzo di 10mila battute, ed è venuto di 61mila. Credo dipenda dalla presunzione di permanenza, di essere permanenti e ininterrotte, che hanno direi ontologicamente un po’ tutte le cose trockiste (spazi inclusi). Nella ragione pratica o pragmatica questo consegue in racconti più lunghi del previsto, ma certo non permanenti; l’ennesima sconfitta del trockismo. Spero che nella Roma di Virginia Raggi la vita di un estensore negletto (non trockista) di racconti negletti trockisti possa proseguire. Non vorrei passare da una potenziale permanenza a una dissolvenza concreta.

– Fosse vivo, DFW scriverebbe un racconto sul marito wag di Virginia Raggi, abbandonato, separato da lei, col cuore infranto domestico, eppure fiero e tifoso, che domani si autocancellerà su Snapchat.

– A Stromboli la chiamano l’ora del vero sentire, dopo l’ultimo bagno calpestano una sabbia non più incandescente, sassi docili finalmente, salgono verso la stanza sulla spiaggia di Ficogrande tra le barche dei pescatori, fra le reti coi sugheri e l’odore di granchio essiccato, salutano i ragazzini che giocano a calcio sulla sabbia non infuocata, vanno alla stanza, alla doccia, alla camicia bianca di lino, all’abito di lino vermiglio che mostra i piccoli segni sulle spalle dove il sole non le ha abbronzate, aprono le sedie di paglia sul terrazzo sul mare, versano l’aranciata rossa e il Campari nelle coppe, tra i cubi di ghiaccio, si volgono al tramonto su Strombolicchio, al crepuscolo sulle barche, sui flutti, sulla nave cisterna, sull’ultimo aliscafo del giorno che viene forse da Napoli, forse dalla Calabria, vedono anche i gatti che passano, e i cani, e i gabbiani sopra di loro, e il calabrone, tra poco lasceranno le sedie e il terrazzo, andranno alla scala di pietre più lunga, più alta, che le porterà in alto a un sentiero tra i fichi, tra i capperi, e questi creano il loro profumo, non indossano profumi, avranno in prestito l’odore dei fichi e dei capperi, avranno la torcia per il ritorno, e le maglie di cotone a nido d’ape per la frescura, superato un canneto, un boschetto di ulivi, una chiesa, una piazza mangeranno pesce spada con l’olio e il prezzemolo, se avranno fortuna mangeranno calamari ripieni, scenderà la notte tra poco col suo nero di seppia, ma non ancora, ma non ora che chiamano l’ora del vero sentire, anche a Stromboli, anche loro.

– Lui vota a sinistra, ma tratta male i camerieri al ristorante. #votodisgiunto

– «Ragazzi, sono fiera di annunciarvi che i miei contadini hanno votato tutti per Rifondazione comunista» (un liceo di Roma centro, anni ’90).