Le parole e la storia

Io, figuriamoci, io, non so come né quando finirà questa terribile guerra, non ho idea di come alleviare le sofferenze che gli ucraini, invasi dai russi, patiscono, sono del tutto impotente, sono impotente persino di fronte alla fragilità di una signora ucraina che, al mio fianco, alla manifestazione per la pace di Roma, non smette di piangere, piange più forte delle parole pronunciate dal palco, più forte degli appelli al diritto e alla pace, più forte degli slogan contro Putin o contro la Nato, piange con tutta la forza che le offre il corpo, piange contro la guerra e contro la storia, eppure è inerme mentre un imbecille, col proprio smartphone, la fotografa.

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Mariupol nel corso del tempo

1919

«Una sera Matilda e Tonja stanno alla finestra e parlano sottovoce. Di nuovo manca la corrente e nella stanza arde solo la fiamma vacillante di una lampada a petrolio. Da lontano si odono degli spari. “Pregate, bambini”, dice Matilda “pregate che non vengano gli uomini cattivi”. […] Poco dopo qualcuno cerca di sfondare la porta di casa. È di quercia massicia, ma la violenza dei colpi non lascia dubbi sul fatto che i cardini non terranno. Matilda apre. Due uomini in abiti civili, armati di fucili, baionette e pistole, si precipitano dentro. Bestemmiando aggrediscono Matilda e pretendono soldi, oro, brillanti. Matilda afferma di non avere più niente, giura che le hanno già portato via tutto, ma naturalmente non le credono. Gli uomini mettono sottosopra la casa, in cantina aprono le conserve con le baionette, convinti che vi si nascondano dei tesori. Non trovando nulla, si arrabbiano sempre più. “Dormite, bambini, dormite” dice alla fine uno di loro, e ordina a Matilda di mettersi al muro. Poi le punta contro la pistola. Matilda non dice una parola, non grida, non si ribella, si limita ad avvolgersi in uno scialle di lana, si accosta alla parete e guarda oltre le teste degli uomini, in lontananza.

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Un Dio con l’Alzheimer

«… si rende conto che, se nessuno ricorda, allora tutto è possibile. Se nessuno ricorda diventa equivalente a Se Dio non esiste. Se Dio non esiste, dice Dostoevskij, allora tutto è possibile. Dio si rivelerà nient’altro che una grande memoria immagazzinata. Memoria dei peccati. Una nuvola con infiniti megabyte. Un Dio che dimentica, un Dio con l’Alzheimer ci esonererebbe da tutti i nostri obblighi. Senza memoria, nessun crimine».

Georgi Gospodinov, Cronorifugio, Voland 2021, pp. 71-72, traduzione di Giuseppe Dell’Agata.

Comandano le madri

(da Wikipedia) Un cittadino polacco legge il Manifesto del PKWN, diffuso il 22 luglio 1944. Di sconosciuto, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=249683

«Quindi, ventesimo giorno dell’insurrezione. Siamo nel nuovo rifugio, ai piedi dei pilastri. In tempo di guerra c’è quasi sempre un ritorno al matriarcato. Figurarsi con questa guerra. E figurarsi con questo scendere sempre più giù, sotto Varsavia (in questo formicaio rifugesco), con quest’insurrezione. Fu un ritorno-esplosione. Di matriarcato. Cantinesco? Cavernicolo? Che differenza fa. Mucchi di persone. Comandano le madri. Starsene sotto terra. Non ti scoprire! Non farti vedere! Pericolo di morte. Sempre. Anche a non farti vedere. E tutto questo cavarsela. Un bene che abbiano inventato il carburo e le lampade a carburo e le candele. E anche le galline spennate, per i piumini. Armi appena un po’ meglio di quelle delle caverne. Ma mica tanto. E rare. Per gli eletti. Scorte di pappa. Che diminuivano, però, fino a scomparire.

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