Tapioca al latte (Marguerite Duras «Una diga sul Pacifico»)

E’ una sera di lampi e di nuvole che vengono dalla parte del mare. A tavola nella stanza un po’ cadente, Suzanne e Joseph divorano una cena inaspettatamente gustosa. Come sempre dopo una giornata di particolare cupezza o di particolari maltrattamenti nei confronti dei figli, la madre ha preparato un buon pasto.

«Aveva preparato l’intingolo attendendo che essi tornassero dalla montagna. Aveva dovuto andare nella dispensa, sturare una bottiglia di vino bianco e versarne religiosamente nell’intingolo… ella preparava una tapioca col latte condensato oppure delle frittelle di banana o magari un intingolo di fenicottero. Li teneva sempre in riserva per le brutte giornate, quei piaceri».

Al dito di Suzanne c’è ancora l’anello regalatole dal giovanotto che però lei ha respinto. In fondo, di questo la madre è contenta; e anche Joseph («Lei può avere chi vuole. Una volta non lo credevo ma adesso ne sono sicuro»).

I tre vivono in un luogo sull’Oceano Pacifico, nel Vietnam allora colonia francese. Vivono innanzitutto della pazzia della madre che tenta di strappare al Pacifico terra coltivabile; e poi di miseria, incertezza, nostalgia di metropoli illuminate e di abiti nuovi. Ma vivono anche di ineluttabilità che generano ossessioni e livori fangosi, spappolati come frutti tropicali troppo maturi.

Intorno, ci sono la foresta e i villaggi, dove i bambini piccoli mangiano il riso masticato dalle loro madri. I più grandi si arrampicano sui rami dei manghi e ne divorano i frutti.

«Morivano soprattutto del colera dato dai manghi acerbi (…) perché l’impazienza dei bambini affamati di fronte ai manghi acerbi è eterna. Altri annegavano nel rac. Altri ancora morivano d’insolazione e diventavano ciechi. Altri si riempivano degli stessi vermi dei cani randagi e morivano soffocati».

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AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

Torna in libreria Pranzi d’autore, grazie a minimum fax. Una nuova edizione delle ricette letterarie di Oretta Bongarzoni. Di Pranzi d’autore ho scritto così tanto, su questo sito, che non riesco ad aggiungere altro. Sono felice di avere trovato un editore che lo riproponesse. Voglio solo festeggiare.


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Tapioca al latte, Indocina 1930

Ingredienti. Un cucchiaio di farina di tapioca per ogni porzione (si può mescolare anche con semola e sago che è una farina ricavata dal midollo di palma), 2 tuorli d’uovo, 2 bicchieri di latte per ogni porzione.
→ Far bollire il latte, versarvi lentamente la farina e far cuocere per circa un quarto d’ora. Se il potage è troppo denso si può aggiungere altro latte. A cottura ultimata, unire i tuorli d’uovo.

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Frittelle di banana, Indocina 1930

Ingredienti. 4 banane, una tazza di farina, 2 uova, sale, mezzo cucchiaio di zenzero o di paprica, olio.
→ Tagliare a metà le banane nel senso della lunghezza. Immergerle per mezz’ora nelle uova precedentemente sbattute nel piatto. In un altro piatto, mettere la farina, il sale, lo zenzero (o la paprica). Scaldare l’olio in padella e friggere le banane dopo averle passate nella farina. La stessa ricetta si può utilizzare anche con gli ananas.

(Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 39-42. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette e le pagine tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)

Insalata di mele e sedano (Raymond Carver «Cattedrale»)

«Alzò un coperchio e tolse una pentola dai fornelli. Versò del sugo rosso in una scodella e la mise in tavola. Tolse i coperchi dalle altre pentole e controllò che tutto fosse a puntino. In tavola c’erano prosciutto al forno, patate dolci, purè di patate, fagiolini, pannocchie, insalata. Il pane di Fran faceva bella mostra di sé accanto al prosciutto».

A tavola si bevono acqua e latte. Prima di cominciare a mangiare, Bud china la testa e mormora una preghiera.

Fran a Jack sono a cena a casa di Bud e di Olla. Jack e Bud sono colleghi d’ufficio. Prima d’ora le due donne non si sono mai viste.
Fran ha portato del pane fatto da lei. I cibi e la tavola sono solidi, invitanti, gustosi. Perfino nostalgici se confrontati con tutto il resto, con ciò che appunto esiste e si trova al di fuori di quella tavola.

Sul televisore, accanto al vasetto di fiori, c’è il calco di gesso dei denti di Olla prima che fossero raddrizzati. In giardino razzola un pavone che si chiama Joey; ogni tanto emette urla stridule, poi colpisce i vetri delle finestre, infine entra in casa. Olla spiega: ha sempre desiderato avere un pavone, fin da quando era piccola e aveva ritagliato la foto di un pavone da una rivista.

Nella stanza accanto il bebè si è svegliato, lo si sente frignare. Olla si alza e va a prenderlo. «Era il bebè più brutto che avessi mai visto, nessuno escluso. Così brutto che non riuscivo a dir niente. Non c’era parola che volesse venirmi fuori».

«Quella serata in casa di Bud e di Olla fu speciale. Lo capii che era speciale… Seduto lì a tavola chiusi per un istante gli occhi e mi concentrai. Quel che desiderai fu di non dimenticare mai, di mai lasciar perdere quella serata… “A cosa stai pensando, Jack?”, mi chiese Bud. “Così, a una cosa”, risposi. E gli sorrisi».

Al commiato Olla regala a Fran qualche penna del pavone. Penne è anche il titolo del racconto.
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Insalata di mele e sedano, Stati Uniti 1990

Ingredienti. Un gambo di sedano, 2 mele renette, un limone, 2 cucchiai di maionese, una tazzina di panna, qualche noce tritata, sale, insalata verde.
→ Sbucciare e tagliare a fettine le mele, grattugiare il sedano, mettere tutto in un’insalatiera e coprire con il succo di limone. Mescolare la maionese con la panna e il sale e versare sull’insalata. Guarnire con insalata verde e con le noci tritate.
→ Servire subito.

(Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 18-22. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette e le pagine tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)


AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

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Le torte dei «Pranzi d’autore» prendono vita

Al Festival Un Fiume di Storie, mentre raccontavamo i Pranzi d’autore di mia madre, sono comparse alcune torte ispirate alle ricette del libro: la torta di frutta secca di Oblomov, la torta di mele dai Triangoli imperfetti di Edith Wharton, la torta tropicale da Il risveglio di Kate Chopin. L’ultima è la mia preferita. Il boccone sul tovagliolo di carta è per me.

→ Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendo, può leggere qui.


AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

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Torta ripiena di frutta secca (Ivàn Gončarov, «Oblomov»)


Un’altra mattinata persa: non si è lavato, non ha steso il progetto, non ha scritto all’ispravnik né al governatore né al padrone di casa; non ha controllato i conti, non ha dato il denaro. Forse l’altro, pensa Oblomov, avrebbe fatto tutto questo: “L’altro, l’altro… Ma che cos’è questo altro?” L’altro non vive in vestaglia; e poi esce, si muove, conosce, vuole sapere, vuole vivere. Preso dal panico, Oblomov mormora “ma io non sono l’altro“. Rimane steso a letto, però sfiorato “dalla dolorosa percezione che in lui fosse racchiuso, come in una tomba, un principio buono e luminoso, ormai forse già morto, o giacente come l’oro… mentre da tempo si sarebbe dovuto coniare con quell’oro una moneta corrente”.

Poi Oblomov si addormenta e scivola nel sogno in cui compaiono le persone, i luoghi e gli avvenimenti di tanti anni prima. E lì, lui, Oblomov, ha sette anni. Abita nella casa della proprietà di Sosnovka. La njanja lo veste e gli prepara la colazione di panini, biscotti e panna. La madre lo chiama e lo accarezza. Il bambino cammina nel prato, nel cortile, nel giardino. Ma guai se si avvicina al burrone: quello è vietato.

A Sosnovka succedono tante cose. Si arrotano i coltelli per affettare la carne, si controlla il bestiame, si porta l’acqua, si passa in rassegna il guardaroba, si intrecciano merletti. Il padrone sorveglia il lavoro dei servi. La padrona si occupa del pranzo che è “la preoccupazione principale”. Sul pranzo, riunione plenaria ogni giorno. Ognuno propone una pietanza. La padrona deve accettare o respingere “a suo inappellabile giudizio”.

L’attenzione e il da fare per il pranzo aumentano nei giorni di festa, quando i pasti debbono essere lunghi e abbondanti. Allora viene preparato di tutto: vitello, tacchini, pollastrelli, oche, anitre, cacciagione. Kvas, marmellate, biscotti. Di là scorre sangue, di qua si impastano torte che dureranno fino al venerdì successivo.

Il bambino Oblomov di sette anni guarda e osserva tutto. “Egli sa che dopo una mattinata trascorsa in così utile attività arriva il mezzogiorno e poi l’ora del pranzo”.

Dopo il pranzo, l’intera comunità crolla nel sonno.


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AGGIORNAMENTO, 18/11/2022

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TORTA DI FRUTTA SECCA, Russia 1850

Ingredienti. 375 grammi di farina, 100 grammi di zucchero, lievito, un bicchiere di latte, sale, 3 uova, 100 grammi di burro, 100 grammi di uva passa, 150 grammi di noci e mandorle tritate, mezzo limone, zucchero a velo, panna montata.
→ Impastare la farina, il latte, lo zucchero, le uova, il sale, il succo di limone, l’uva passa e le noci , fino a ottenere un composto di consistenza simile a quella della pasta di pane.
→ Aggiungere il lievito, lavorare ancora la pasta e poi farla riposare per un’ora. Imburrare e infarinare uno stampo, coprire il fondo con uno strato di mandorle tritate.
→ Stendere la pasta fino a metà stampo e farla riposare fino a che avrà lievitato raggiungendo il bordo. Infornare a calore medio e cuocere per circa 40 minuti.
→ Sfornare, lasciare raffreddare e coprire con lo zucchero a velo. Tagliare la torta trasversalmente e farcirla con la panna montata. Conservare in frigo.

(Da: Oretta BongarzoniPranzi d’autore, Ed. Riuniti 1994, pp. 51-55. Da un po’ di tempo pubblico sul blog le ricette tratte da un vecchio libro di mia madre. Chi vuol sapere perché lo sto facendopuò leggere qui.)
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Sabato 13 giugno andrò a parlare dei Pranzi d’autore a Un Fiume di Storie, il festival organizzato, tra gli altri, da Filippo La Porta e Bruna Durante, che ringrazio moltissimo per l’invito. Per me non potrebbe esserci occasione migliore per raccontare (rendere, riprendere, restituirmi) mia madre a 20 anni esatti dalla sua morte. Parleremo di cibo, letteratura e malattia, per forza. Ma alla fine vincerà il cibo, ossia la vita, qui medicata dalla letteratura: credo che qualche ricetta del libro prenderà vita e pietanza, e che potremo mangiare.