Racconti post-reali

Su Internazionale Extra-Playlist Frederika Randall e Goffredo Fofi segnalano MPLR tra i migliori libri del 2017.

«… storie attendibili della rivoluzione e delle sue contraddizioni, acutamente giudicate e soprattutto magnificamente narrate in Mio padre la rivoluzione».

Su Blow up di dicembre, nella rubrica I libri del mese, Fabio Donalisio dedica una bella recensione a Mio padre la rivoluzione.

«Tutto qui è splendidamente tecnico: il gioco delle parti tra personaggi “reali”, storici e volti disegnati ad arte; il falso, il plagio, la mimesi del dato e del documento, appunto; la concorrenza del verosimile al vero».

Radio Days #3

È stata l’occasione per spiegare il ruolo del tempo nel libro: tempo personaggio, tempo storico passato presentificato, tempi verbali. E poi per parlare di Trockij, Bob Dylan e mio padre.

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È successo nel corso di un dialogo/intervista con Giordano Meacci su Mio padre la rivoluzione.

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Domenica 17 dicembre 2017 sono stato ospite del programma radiofonico La lingua batte su Radio3, curato da Meacci, in una puntata dedicata alla Rivoluzione.

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(Immagine nella foto di copertina tratta da: StockSnap)

Il tempo non è unidimensionale

« (…) Basterebbe avere il coraggio di farlo, per comprendere che in fondo con gli strumenti che il presente ci impone è ancora possibile oltrepassare l’unidimensionalità del presente per dirla alla Herbert Marcuse (…) ».

Segnalo un bel post su Mio padre la rivoluzione pubblicato da Marco Incardona su Il tempo di Dioniso.

Nell’anno della ricorrenza del Centesimo Anniversario della Rivoluzione di Ottobre, c’era certamente da aspettarsi un numero copioso di uscite editoriali sull’argomento, più o meno scaltre, più o meno spudoratamente celebrative, ovviamente nel bene e nel male.

Non c’era invece da aspettarsi, o meglio, c’era forse da augurarsi un libro come Mio padre la rivoluzione di Davide Orecchio, edito dalla Minimum fax nel 2017. Un libro che non ti aspetti perché un libro che raccoglie la sfida, che consapevole dell’assoluta spinosità dell’argomento, non si adagia nei facili leitmotiv pseudo-storici e pseudo-politici che abbiamo come tanti pachidermi depensanti digerito negli ultimi trent’anni.

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Abbiamo molte ragioni, etiche ed estetiche, che ci spingono a occuparci della rivoluzione. E molti vincoli che ci trattengono (milioni di morti, soprusi ideologici, tragedie storiche). È davvero un ircocervo, un essere che dissimula le proprie nature. Il nostro compito è rimanere onesti e studiare.

Andrea Cortellessa (Tuttolibri) su Mio padre la rivoluzione

Tuttolibri/La Stampa del 9 dicembre 2017 ha pubblicato una recensione di Andrea Cortellessa a Mio padre la rivoluzione.

[Una versione più lunga dell’articolo è uscita su Le parole e le cose il 19 gennaio 2018].

A impressionarmi non è solo l’apprezzamento critico, il cui valore lascio immaginare a chi legge questo post, ma anche la capacità di comprendere, del testo, le forze dalle quali è scaturito, ossia la mia, oserei dire le nostre vite in questo tempo storico.

«I percorsi alternativi della storia, questi futuri mai passati (è di Orecchio un conio irresistibile, “disavvenire”) sono (…) in chi è “prigioniero del tempo presente”, il segno, o il sogno, di una storia che davvero poteva essere diversa (come dice lo splendido racconto su Abraham Plotkin, o quello commovente su Rosa Luxemburg). C’è una volontà di sapere ostinata e struggente in chi, da “ritardatario in anticipo”, riconosce la propria “estraneità” alla storia del secolo più sanguinario e fiero e terribile della storia ma sa di essere, pure, in tutti i sensi suo “figlio”. È una fedeltà, accorata quanto severa, a quella storia che parrebbe sovvertita: città distrutta ma anche ricostruita, una magnifica pagina dopo l’altra. Con pietà pari alla spietatezza, con speranza figlia della disperazione».

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