Dal suo divano, sul quale è steso avvolto in una coperta, Alfa comincia il monologo che segue:
«Quando avevo nove anni pensavo che a venti sarei morto. Quando avevo vent’anni pensavo che non avrei superato i trenta, probabilmente su mia iniziativa. Compiuti i trent’anni, per mancanza di coraggio, ho iniziato a riflettere sul tempo. La filosofia di Löwith mi ha distratto. La diatriba sullo storicismo mi ha deconcentrato. Né l’una né l’altra, però, mi hanno impedito un giorno di arrivare a vedere che è la materia, che si decompone e basta.
Ogni cambiamento è organico. Ogni modifica è elementare. Il tempo non è altro che un garzone di bottega, il ragioniere dell’evoluzione, il calcolatore della dissoluzione. Ficchiamo ciò che avviene e avverrà in un calendario. Prendiamo decine di appuntamenti. Usiamo il tempo per organizzare la nostra agenda o per fingere di comprendere il passato. Come siamo limitati. E poi…»
