Ne «Il sol dell’avvenire» ci avrei visto bene Di Vittorio

Buongiorno, ho letto in giro tante opinioni sull’ultimo film di Nanni Moretti, chi l’ha apprezzato, chi no, ma comunque se ne parla molto e questo è già un sintomo che il film molto contiene, sennò mica se ne parlerebbe. Anch’io ho visto “Il sol dell’avvenire” e l’ho apprezzato, quindi, per quel che vale, consiglio di vederlo. A meno che non si appartenga alla categoria degli allergici a Moretti. Scopro che esiste questa categoria e rispetto chiunque ne faccia parte, ma certo fatico a comprenderla, perché ho sempre stimato Moretti anche al di là del suo cinema, o meglio anche per i frammenti etici e politici che ha disseminato nella sua filmografia, restituendomi un punto di vista contrario alla mentalità prevalente nel mio Paese (“le parole sono importanti”, tanto per dire). Quindi per me Moretti, non mi vergogno a dirlo, è stato un “fattore educativo”, una specie di pedagogo.

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Il mese più veloce del West

Non riesco ad aggiornare seriamente il sito perché sono preso da lavoro impegnativo, oltre che – nel gennaio trascorso, volato – dal congresso Cgil, e da una piazza che si è andata riempiendo contro i porti chiusi (Roma, Montecitorio, 28/1). In assenza di parole metto le foto. Non indizi, prove.

Metto una targa in memoria di Giuseppe Di Vittorio (Bari, 23/1).

Metto una pagina classica di Primo Levi, da Il sistema periodico, sull’impurezza e l’antifascismo.

Metto una lettera inviata dal padre, un tempo bambino ebreo ungherese scampato al genocidio nazista, alla figlia, nel giorno della sua nascita libera in Svezia.  Un consiglio molto, molto saggio: mai commiserarsi (da Elisabeth Åsbrink, 1947).

Segnalo questa conversazione che ho avuto con la scrittrice tedesca Natascha Wodin a Plpl 2018, poi pubblicata su Nazione Indiana.

 

 

 

Morti rosse

«Ecco, proprio i fatti di Praga hanno certamente avuto un peso anche contro il fisico di Longo. Non c’è dubbio che i malori vengono quando vogliono, ma è scientificamente provato che il grande lavoro portato avanti per anni in condizioni aspre com’è sempre l’attività politica clandestina o no, in galera o sui sentieri partigiani, segna il fisico. Ma certe malattie, come quella che ha colpito Longo, sono anche determinate dagli stress dolorosi, dal dovere assumersi responsabilità fuori del comune ed è senza dubbio il caso di Longo.

[…] Ricordo Ruggiero Grieco, una delle menti più lucide del partito, nei suoi ultimi giorni di vita dopo che l’aveva fulminato l’attacco cerebrale durante una serie di comizi in Romagna; rivedo Giuseppe Di Vittorio impallidire sul balcone di Lecco mentre parla ai “fratelli lavoratori” (non solo amicizia ma addirittura vera fraternità) e poi, a poche ore di distanza, la sua morte; ricordo Mario Alicata intrepido e battagliero talvolta persino al di là degli argini, stroncato in un istante. E tutti ricordano la fine di Togliatti davanti alle pagine amare del memoriale di Yalta, rivelatrici oltre che della sua straordinaria intelligenza politica, anche del suo umano tormento per dover dire cose che avrebbero turbato l’animo semplice di molti militanti.

Ora il malore aveva colpito Longo mentre erano ancora vive le polemiche in campo internazionale e nel partito per quella decisione presa sui fatti di Praga…»

Davide Lajolo, Finestre aperte a Botteghe Oscure. Da Togliatti a Longo a Berlinguer. Dieci anni vissuti all’interno del PCI, Rizzoli, Milano 1975, pp. 106-107.

Felice Chilanti (1914-1982), parte uno

Chilanti nella redazione di Paese Sera. Da http://www.paeseserastory.it

Qualche anno fa, nel 2007, su Rassegna pubblicammo una biografia di Giuseppe Di Vittorio  firmata da Felice Chilanti. Il libro intervista scritto negli anni 50. Nella premessa misi insieme qualche dato su Chilanti. Mi è venuta voglia di ritirare fuori quella roba anche per riappropriarmi del mio lavoro, al quale biografie di Chilanti apparse in rete si sono in parte “ispirate” – per non dire che l’hanno chirurgicamente saccheggiato – omettendo la benché minima briciola di citazione. Qui spezzo il tutto in tre parti. Ecco la prima.  Continua a leggere “Felice Chilanti (1914-1982), parte uno”